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"Le anomalie al Frigomacello": funzionario Asp e impresari in aula

Accusati, a vario titolo di «abuso», interruzione di pubblico servizio, omissione d’atti d’ufficio e commercio di sostanze alimentari nocive

CALTANISSETTA. Sono state le ispezioni effettuate dal «Nas» al frigomacello di contrada Calderaro a fare scoppiare lo scandalo. Trascinando al centro di un'inchiesta, e adesso di un procedimento, un dirigente della sezione veterinaria dell'Azienda sanitaria e tre imprenditori che hanno curato la gestione della struttura ed i servizi annessi.

In tribunale sono stati chiamati Antonino Vasapolli (difeso dall'avvocato Gianluca Amico) dirigente veterinario dell'allora Asl e, peraltro, responsabile del controllo sulla macellazione; Carmelo Amato (assistito dall'avvocato Cinzia Di Vita) nella veste di legale rappresentate della coop «Le verdi Madonie» che ha avuto in gestione l'impianto; Angela Randazzo (assistito dall'avvocato Walter Tesauro) imprenditrice che ha ottenuto l'appalto relativo al servizio di macellazione dall'ingresso in struttura fino alla cella e, per finire, il gestore della sua impresa, Paolo Randazzo (difeso dall'avvocato Giovanni Pace). Su loro pende, a vario titolo, un ampio ventaglio di accuse. Che vanno dall'abuso d'ufficio all' e omissione di atti d'ufficio, dall'interruzione di pubblico servizio all'omessa denuncia di reato da parte di pubblico ufficiale e, infine, commercializzazione di sostanze alimentari nocive. E ieri, nei preliminari, così com'era già avvenuto in udienza preliminare, la difesa ha eccepito ancora la questione d'inammissibilità per indeterminatezza dei capi d'imputazione.

Sotto la lente dei magistrati, in relazione all'inchiesta che ha alimentato il procedimento, la gestione della struttura nell'arco temporale compreso tra il 2007 e il 2008. In questo intervallo, ha ritenuto la procura, si sarebbero registrate tutta una serie d'irregolarità. Talune pure macroscopiche. Sì, perché durante i controlli i carabinieri del «Nas» hanno rinvenuto carne già in avanzato stato di putrefazione e sottoposta peraltro, secondo gli inquirenti, a una errata procedura di congelamento. Dentro la struttura, inoltre, sarebbe stata macellata carne congelata indicata, invece, come fresca. Mentre sarebbe stata conservata carne dentro una cella frigorifera con escrementi presenti sul pavimento.

Uno scenario, questo, che ha pure determinato la temporanea chiusura dell'impianto per le violazioni igienico-sanitarie rilevate dai militari in quelle ispezioni. Da qui, nel gran calderone con le altre accuse, anche l'ipotesi d'interruzione di pubblico servizio.
Il consorzio Asi (assistito dall'avvocato Alfredo Galasso), attraverso il commissario straordinario Alfonso Cicero - motivando la scelta perché «il Consorzio è nella doverosa condizione di dovere difendere l'onore e il decoro connessi ad una Istituzione pubblica» - ha chiesto al tribunale (presieduto da Antonio Napoli) di costituirsi parte civile nel dibattimento a carico dei quattro imputati. Così come l'Azienda sanitaria provinciale (assistita dagli avvocati Antonio Gagliano ed Enrico Aliotta).

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