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Governo, Pd e Pdl si rimettono alle decisioni di Napolitano

Il Partito democratico apre clamorosamente ad un governo del presidente. A stretto giro arriva il Popolo delle libertà: "Ci rimettiamo con fiducia alle valutazioni del capo dello Stato". La strada più probabile è quella di un governo del presidente con a capo uno dei nomi circolati: Saccomanni, Cancellieri, Giovannini, Gallo

ROMA. Alle otto della sera, quando Giorgio Napolitano fa sapere che vuole prendersi «qualche momento di riflessione», il quadro politico è completamente mutato rispetto a ieri: il Pd apre clamorosamente ad un governo del presidente: «Gli esprimiamo profonda gratitudine e fiducia piena - dice Enrico Letta dopo le consultazioni - dicendo che non mancherà il nostro supporto responsabile alle decisioni che lui in queste ore prenderà». A stretto giro arriva il Pdl: «Ci rimettiamo con fiducia alle valutazioni del Presidente Napolitano». Ma per tutto il giorno Berlusconi insiste sul governo politico di coalizione a guida Pd (Bersani o «anche un altro candidato»), mentre Grillo assicurava che mai il M5S appoggerà tentativi altrui. E ora il Pdl mette agli atti che «mai e in nessun caso il Capo dello Stato, nei colloqui con noi, ha preso in considerazione e quindi neppure avanzato ipotesi di cosiddetti 'Governi del Presidentè o 'istituzionalì o 'tecnicì, che avrebbero visto comunque la contrarietà non solo nostra, ma della enorme maggioranza degli italiani, dopo la fallimentare esperienza del governo Monti». Resta la chiusura del Pdl, con Alfano che affonda «il  tentativo del PD di scaricare su altri responsabilità che sono tutte e solo sue è una ulteriore prova della mancanza di visione e di sensibilità all'interesse nazionale di Bersani, del suo partito e dei suoi alleati. e il Pd ora raccoglie ciò che ha seminato». Ma il Pd, con Enrico Letta, consegna il cerino in mano agli avversari politici: «con rammarico abbiamo ascoltato i troppi no pronunciati in questi giorni, compresi quelli al governo istituzionale e del presidente pronunciati oggi, e quelli detti a Bersani, rischiano di negare la possibilità che il cambiamento possa effettivamente avvenire». Ma martedì, alla riapertura dei mercati, il quadro dovrà essere chiaro e sarà Napolitano a dover scegliere: la strada più probabile è quella di un governo del presidente (con a capo uno dei nomi circolati: Saccomanni, Cancellieri, Giovannini, Gallo), ma resta persino possibile che il Capo dello Stato decida di mandare Bersani alle Camere (ipotesi improbabile ed indebolita dalla apertura del Pd al governo scelto dal Capo dello Stato). Così come va registrata la voce - circolata per tutto il giorno nei Palazzi della politica ma smentita con fermezza dal Colle - che possano arrivare a sorpresa le dimissioni di Napolitano, per lasciare ogni decisione ad un Capo dello Stato non 'indebolitò dal semestre bianco e quindi in grado di sciogliere le Camere per andare subito al voto. È certo invece che non ci sarà nè un governissimo (per la chiusura netta del Pd), nè una convenzione per le riforme (stavolta per il no del Pdl, nonostante il Pd insista nel dire che «quello è l'unico luogo della legittimazione reciproca» e che non si può tornare al voto con il porcellum).

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