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Latte, "oro bianco" di Sicilia: ma beviamo quello di altre regioni

Se ne producono più di 2 milioni di quintali ogni anno. È una preziosa fonte di proteine, vitamine e minerali ed è il protagonista della zootecnia dell’Isola

PALERMO. Una preziosa fonte di proteine, vitamine e minerali, è il protagonista indiscusso della zootecnia siciliana. È il latte. Allo stato attuale nell’Isola si contano circa 11.700 allevamenti bovini e circa 9.300 ovicaprini.

«Un patrimonio di fondamentale importanza - spiega Enzo Cavallo, presidente del Distretto regionale lattiero caseario - sia per l'economia siciliana che per l'ambiente in cui viviamo, se si tiene conto del valore degli allevatori e degli allevamenti sul territorio siciliano che, man mano che chiudono le aziende, finisce col rimanere sempre più pericolosamente abbandonato, con tutti i rischi che ne derivano».

Quello attuale del resto non è affatto un buon momento per la zootecnica siciliana a causa della crisi che sta portando al ridimensionamento di molti allevamenti. In Sicilia in atto sono allevati non meno di 335 mila bovini di cui circa 170 mila appartengono alla cosiddetta «linea latte» e di cui oltre 125 mila vacche in lattazione. La quantità di latte vaccino prodotto in Sicilia è di circa 1.900.000 quintali di cui il 75% raccolto e commercializzato da Cooperative. Il patrimonio ovicaprino siciliano è costituito invece da 1.050.00 capi e la produzione annuale di latte è di circa 350.000 quintali.

«Per quanto riguarda i consumi - spiega Cavallo - qui regna la più grande confusione e quindi non abbiamo dati soddisfacenti che indichino le produzioni locali. La produzione regionale è pari a circa il 25 per cento del consumo siciliano. Una percentuale che si abbassa al 21-22 per cento se si tiene conto che una parte del latte siciliano, anche se in quantità limitate, viene consegnato in altre regioni. Per un ragionamento indiretto - aggiunge - si può evidenziare che quasi l'80 per cento del consumo siciliano di latte, latticini e formaggi deriva da prodotti importati da altre regioni e da altri Paesi. È per questo che si punta a promuovere in prima battuta il consumo del latte fresco e, se è vero che il consumo siciliano è di circa 4-5 litri procapite l'anno (in Emilia Romagna è di circa 20 litri) è chiaro che c'è tanto da fare, non solo per un equilibrio quantitativo ma anche per un fondamentale indirizzo alimentare salutistico soprattutto per i più giovani».

Impegnato nel rilancio e promozione della filiera lattiero-casearia è il Distretto, nato da un patto sottoscritto da 252 imprese (allevatori, mangimisti, caseificatori, trasportatori, commercianti e altre parti coinvolte nella produzione e commercializzazione) e da 43 fra enti, strutture universitarie, scientifiche e della ricerca ed associazioni di categoria ed ha per scopo l'aggregazione, il rilancio, la promozione e valorizzazione dell'intera filiera. 

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