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Bersani subito al lavoro per formare il governo

Il presidente del Consiglio incaricato: "Incontrerò le forze parlamentari e politiche con idee chiare e intenzioni precise su percorsi di riforma"

ROMA. Un "pre-incarico" che rappresenta "il primo passo di un cammino" che ha un solo sentiero: un Governo "in pienezza di poteri" che non si limiti all'emergenza ma abbia la forza di cambiare il Porcellum e di fare alcune importante riforme istituzionali.  E naturalmente che abbia i voti in Parlamento. Ecco la "gabbia" che Giorgio Napolitano ha costruito intorno a Pier Luigi Bersani invitandolo "a verificare l'esistenza di un sostegno parlamentare certo". E poi "a riferire appena possibile".

Il segretario del Pd ha avuto l'incarico come era prevedibile aspettarsi, ma la regia del Colle ha oggi preparato con cura una scenografia inedita che la dice lunga sulle perplessità del presidente rispetto alle idee di Bersani: Napolitano ha scelto di precedere il segretario del Pd e ha letto una lunga e articolata spiegazione. Il senso di questa formula scelta dal Colle la spiega Enzo Cheli, proprio il costituzionalista citato oggi da Napolitano: "non si tratta di un incarico depotenziato, ma semmai di un incarico condizionato perchè chi lo ha ricevuto deve compiere una verifica dal momento che non esiste ancora con chiarezza una maggioranza", spiega bene il giurista. Resta il fatto che Napolitano ha studiato bene i precedenti e quello che più si avvicina al caso odierno è quello del 1998 quando Scalfaro diede un pre-incarico a Prodi che tornò al Quirinale senza maggioranza. La mano passò a D'Alema (secondo pre-incarico). Lui ampliò i consensi e ottenne il mandato pieno potendosi presentare alle Camere che gli votarono la fiducia.

Precedente che ben conferma la possibilità che il presidente possa andare avanti anche oltre Bersani, ove non riuscisse a trovare il consenso parlamentare necessario. Questo perché, non solo Napolitano non può sciogliere le Camere essendo in semestre bianco, ma non vuole né può, visto che un dato certo é scaturito dalle consultazioni: nessuna forza politica ha chiesto il ritorno al voto.

Il presidente ha riconosciuto che per una "grande coalizione" ci sono "difficoltà", ma non ha rinunciato ad "insistere sulla necessità di larghe intese" su "scelte di interesse generale" come "la riforma del sistema politico-costituzionale". Serve "forte spirito di coesione nazionale", ha ripetuto anche oggi. Il tutto mentre le posizioni delle principali forze politiche sono cristalizzate e rendono - almeno al momento - l'impresa di Bersani ciclopica. Il Pdl con Silvio Berlusconi non si stanca di chiedere un Governo di 'concordia' o di responsabilità con la  stessa maggioranza che ha sostenuto Mario Monti. E il professore continua a schierare il manipolo di Scelta Civica sulle larghe intese pur facendo sapere che "non bisogna dare nulla per scontato". Puri e duri i grillini che non sembrano impressionati dall'incarico a Bersani e confermano il 'no' a ogni esecutivo formato dai vecchi partiti.

Non è un caso quindi che oggi Napolitano abbia ricordato alle forze politiche qual è la situazione e quali siano le competenze presidenziali: "ho studiato la prassi costituzionale", ha premesso incontrando i giornalisti al Quirinale mentre Bersani aspettava davanti al suo studio.
Citando un "autorevole" studioso (Enzo Cheli), ha spiegato che la Costituzione riserva "particolare stringatezza" alla disciplina relativa alla nomina del premier, che la Costituzione subordina soltanto al fine della formazione di un governo in grado di ottenere la fiducia della Camere, consentendo quindi al capo dello Stato - specie in assenza di risolutivi risultati elettorali - la necessaria discrezionalità, anche attraverso la creazione di diverse figure di incarico".

Se qui Napolitano sottolinea la propria ampia discrezionalità, nelle pieghe fa intendere quanto - come ha dimostrato ampiamente oggi - sia libero di ricorrere a formule e strumenti innovativi pur di ottenere l'obiettivo della formazione di un "Governo normale", di "una piena attività legislativa". E per fare questo bisogna sì evitare "sterili lungaggini", ma procedere "con grande ponderazione ed equilibrio". Dobbiamo mostrare all'Europa "quanto coltiviamo il valore della stabilitàistituzionale" ed agli elettori quanto teniamo in conto le "esigenze di cambiamento" scaturite dalle urne. "Mi prendo il tempo necessario, è una situazione difficile", ha commentato Bersani uscendo dal Quirinale meditando sulle tante indicazioni del capo dello Stato ma mostrando determinazione totale ad andare avanti

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