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Giornalisti, l’Ordine di Sicilia: no al “ricongiungimento”

PALERMO. L'Ordine dei giornalisti di Sicilia dissente apertamente dal deliberato con cui il Consiglio nazionale ha dato il via libera al cosiddetto "ricongiungimento", dando il via, di fatto, a una sorta di sanatoria generalizzata che apre l'accesso all'albo dei professionisti ai pubblicisti che dimostrino di esercitare attività giornalistica in maniera esclusiva, a prescindere dal fondamentale requisito della retribuzione minima e del tutoraggio, finora utilizzati come criteri fondamentali per l'iscrizione dei cosiddetti "praticanti free lance". "Criteri che ora verranno sostituiti da un non meglio precisato corso di formazione telematico, - prosegue la nota - che a questo punto è giusto chiedersi da chi e come verrà organizzato e secondo quali criteri di scelta dei fornitori, con quali costi e con quali guadagni". Il Consiglio siciliano ritiene che "la decisione del nazionale sia ingiusta soprattutto nei confronti dei praticanti free lance, molti dei quali, in passato, si sono visti respingere le domande per mancanza dei requisiti minimi, oltre che impossibile da spiegare alla gran massa di professionisti disoccupati, che si ritroveranno sempre più marginalizzati in un mondo del lavoro fin troppo affollato e in cui non basta richiamare, per darsi una giustificazione giuridica e morale, i bei principi del libero accesso alle professioni, dettati da un legislatore assai distante, o forse piuttosto ben consapevole dei problemi di sussistenza che affliggono la maggior parte dei giornalisti italiani"-. La decisione del Consiglio nazionale, che, come sempre più spesso accade, consulta i presidenti regionali, riceve un dissenso e poi se ne infischia, dimostra anche la sempre maggiore distanza di Roma dal resto del Paese, anche nella nostra professione. Conferma la mancanza di stile di un Consiglio in scadenza, che ricorre a una manovra apertamente elettoralistica, in un momento in cui l'Ordine, ma soprattutto la nostra categoria, rischiano di essere del tutto cancellati sotto spinte plurime e convergenti, anche per la loro incapacità di rinnovarsi e di rendersi conto che, per continuare ad esistere, la professione giornalistica, prima ancora dell'Ordine stesso, hanno bisogno di un profondo rinnovamento.

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