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Apre il Parlamento, ma non c'è accordo

Inizia la 17esima legislatura della Repubblica. Questa mattina l'insediamento di Camera e Senato e il via all'elezione dei rispettivi presidenti.

ROMA. Comincia questa mattina la 17 esima legislatura della Repubblica, con l’insediamento di Camera e Senato e il via all’elezione dei rispettivi presidenti. Si parte però senza che le forze politiche siano riuscite a trovare alcun accordo, tanto che il Pd ha deciso di votare per oggi scheda bianca, mentre il M5S ha scelto i propri candidati, gli unici per cui voterà.

Il Pd vota scheda bianca. «Finora la nostra proposta di corresponsabilità non è stata raccolta dalle altre forze. Propongo dunque di votare sia alla Camera sia al Senato scheda bianca per continuare a lavorare ad un accordo». Così ieri, ai suoi, Pier Luigi Bersani che si sta giocando le ultime carte per un difficile accordo con i grillini che permetta la nascita di un suo governo di minoranza. E quanto alla presidenza delle Camere, al termine della riunione dei senatori del Pd, Davide Zoggia, uno degli “ambasciatori” democratici, ha spiegato che il Pd «crede fortemente» alla necessità di coinvolgere M5S «nell'avviamento della macchina democratica». In mattinata, una nota del partito smentiva inoltre che i democratici vogliano eleggere propri candidati, ma piuttosto affermava che «fino all'ultimo il Pd lavorerà non per l'autosufficienza, ma per una larga assunzione di responsabilità».

Renzi: eleggere figure autorevoli. Dentro il partito però crescono i malumori verso la linea del segretario. Ieri, Matteo Renzi ha avuto un incontro, a Roma, con i parlamentari a lui vicini, durante il quale, si è fatto sapere, si è sottolineata la necessità di eleggere «presidenti rappresentativi di tutti e autorevoli», perché «non si gioca con le istituzioni». È una presa di distanze dalla trattativa ad ogni costo con il M5S, tanto più che buona parte dei deputati e senatori democratici sono ormai in pressing per votare i propri candidati a Camera e Senato, cioé Dario Franceschini e Anna Finocchiaro. D’altronde a partire da domani, con il calo del quorum richiesto alla quarta votazione, Pd e Sel avrebbero i numeri necessari sia alla Camera, dove basterà la maggioranza assoluta dei voti (316) che al Senato, dove si andrà al ballottaggio tra i due più votati.

Arrivano i candidati grillini. La procedura è senz’altro insolita, ma in due riunioni a Palazzo Madama e a Montecitorio, i parlamentari «a cinque stelle», dopo aver sottoposto i candidati ad una sorta di esame, hanno scelto, con un voto a doppio turno, i propri esponenti da candidare a presidente di Camera e Senato. Si tratta rispettivamente del napoletano Roberto Fico per Montecitorio e di Luis Alberto Orellana, di origine venezuelana, per palazzo Madama. Soprattutto i capigruppo del movimento, hanno spiegato che voteranno solo per loro e che «non si farà nessun compromesso».

A vuoto inoltre i tentativi del Pd per un nuovo incontro in Parlamento con i grillini per fare il punto della situazione. Il M5S chiederà inoltre un questore alla Camera e uno al Senato, per aver più controllo sulle spese di entrambe le Camere.

Grillo: meglio un salto nel buio che il suicidio. Il comico genovese non partecipa ai lavori parlamentari, ma nel suo blog, parlando su un possibile accordo con il Ps è molto chiaro: «È meglio un salto nel buio che un suicidio intellettualmente assistito», scrive rimandando ad un articolo ospitato nel suo sito, nel quale si invita a «non ascoltare le sirene» del Pd, perché «ormai siamo in guerra e, se moriremo, lo faremo solo sul campo di battaglia delle prossime elezioni». Inoltre Grillo ieri ha sfidato i parlamentari democratici a firmare subito un documento nel quale si impegnino a dimezzarsi, come hanno già fatto i 5 stelle, l’indennità parlamentare. E come se non bastasse ieri è stato ribadito che è preferibile un governo guidato un personaggio esterno ai partiti.Il segretario del Pd Bersani: non c’è intesa sui vertici del Parlamento.

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