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Conclave, conto alla rovescia: i nomi dei favoriti

Le candidature più forti sono quelle dell'arcivescovo di Milano, Angelo Scola, che, secondo i bene informati conterebbe su una provvista di 37 voti, e del brasiliano Pedro Odilo Scherer, che, invece, ne avrebbe al momento 29

CITTA' DEL VATICANO. Mentre i cardinali nella nona  congregazione generale hanno chiesto il miglioramento del lavoro  della curia romana, indice di una diffusa aspirazione a una  riforma, si rincorrono parallelamente le indiscrezioni secondo  cui, alla vigilia dell'ingresso in Sistina, si sarebbero formate  due candidature più forti delle altre che sarebbero già dotate  di due pacchetti consistenti di voti.

Si tratta dell'arcivescovo  di Milano, il cardinale Angelo Scola, che, secondo i bene  informati conterebbe su una provvista di 37 voti, e del brasiliano Pedro Odilo Scherer, che, invece, ne avrebbe, al  momento 29. Tuttavia, all'approssimarsi dell'appuntamento del conclave, si registra anche il fatto che molti dei 115 elettori non hanno  ancora manifestato un orientamento preciso, il che lascia  pensare che i giochi siano ancora del tutto aperti. Molti cardinali sarebbero infatti ancora alla ricerca di un nome che  possa rappresentare una svolta per una Chiesa il cui problema numero uno è la fuga dei fedeli. Diversi porporati contano sugli incontri delle prossime ore, in particolare, sulla  giornata di domani, libera dalle congregazioni generali,  riunioni formali dove non sempre è possibile intavolare  discussioni in merito alle candidature, per individuare una  figura carismatica che sia anche in grado di fare «gioco di squadra» ai fini di un più efficace e condiviso governo della  Curia romana e delle chiesa in genere. Al di là quindi dei nomi che più circolano in questi  giorni, tra i porporati, si respira anche un clima di disagio e  preoccupazione proprio perchè all'orizzonte non ci sarebbe  quella figura capace di mettere d'accordo tutti. Per questo, le candidature emerse finora sono del tutto preliminari e non è  detto che abbiano i numeri per arrivare al traguardo finale.     

Quella che ad oggi appare più forte, è la candidatura di  Scola, nome su cui si sarebbe trovata una intesa a vasto raggio che poggia su una convergenza di cardinali stranieri,  intenzionati ad affidarsi a una personalità italiana come  quella del cardinale di Milano, stimatissimo da Papa Ratzinger, e di forte affidabilità sul piano della dottrina. Una figura  come quella di Scola, impegnata anche nel campo interreligioso  con la sua fondazione Oasis e che ha intessuto molti legami e amicizie nelle diocesi di tutto il mondo con l'organizzazione l'anno scorso a Milano del Forum mondiale delle famiglie. Su  Scola punterebbero diversi porporati americani, latinoamericani,  nordeuropei, polacchi, tedeschi ma anche qualche italiano. Un fronte motivato anche dalla volontà di imprimere una svolta  alla passata gestione della curia romana, segnata dagli  scandali, con un personaggio dal profilo specchiato.     

Il brasiliano Scherer, uomo a capo della più grande diocesi  del mondo, San Paolo, è invece sostenuto da un grande elettore  come Giovanni Battista Re, ed esprimerebbe una linea «conservatrice» e di continuità con l'attuale gestione della curia. Scherer, infatti, cresciuto alla Congregazione dei  vescovi quando era guidata proprio da Re, ha sempre mantenuto un  legame con Roma ed è molto addentro anche agli aspetti della  gestione economica come membro della commissione di vigilanza  dello Ior. Sarà subito dopo l'xtra omnes, già alla prima votazione, il banco di prova delle due candidature. Si vedrà lì quella che  riuscirà a mettere insieme il pacchetto più numeroso di voti. Anche il fatto che una delle due, nei successivi scrutini, possa decadere potrebbe liberare un discreto numero di voti a favore  di quella più forte con la possibilità che già in breve si  raggiunga il quorum dei 77 voti necessari per l'ascesa al soglio di Pietro. L'alternativa, invece, se i due blocchi restano compatti e si confrontano per più votazioni è che alla fine  per superare lo stallo emerga un terzo candidato, di  «mediazione».

Ed è qui che potrebbero recitare la loro parte il  franco-canadese Marc Ouellet, gradito a diversi latinoamericani  anche per la sua passata esperienza in Colombia e come attuale  presidente della pontificia commissione per l'America Latina, oppure l'ungherese Peter Erdo, uomo di frontiera con l'Est ma anche da tre mandati presidente dei vescovi europei. Se neanche queste fossero le soluzioni percorribili potrebbe  aprirsi la strada per degli outsider. Circolano i nomi del  filippino Louis Antonio Tagle, considerato un «trascinatore di  folle», uomo di grande carisma e spiritualità ma fin troppo  giovane dati i suoi 55 anni; il messicano Francisco Robles  Ortega e l'italiano Giuseppe Betori. Decisivi più che mai sono i prossimi due giorni. Molti sono i porporati che sentono l'esigenza di confrontarsi ancora alla ricerca della personalità che rappresenti la svolta. La situazione di incertezza è tale che i conciliaboli e le  trattative continueranno quasi fino all'extra omnes. 

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