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Soldi pubblici ai partiti, ritardi in orario...

Sui soldi pubblici ai partiti, la disputa è aperta. Il Movimento 5 Stelle di Grillo vuole un taglio netto. Pier Luigi Bersani, leader del Pd, non ci sta. Dice che un sostegno pubblico alla politica è necessario. Altrimenti sarebbe consentita solo ai miliardari
E cita i grandi protagonisti della democrazia ateniese, da Clistene e Pericle, per i quali mostra di avere un debole. Citazioni fondate per la Storia. Ma un po’ stonate negli spazi della cronaca. Dove, purtroppo, si deve partire da un imbroglio. Di finanziamento ai partiti non dovrebbe parlarsi più. Da almeno vent’anni. Nel ’93, gli italiani lo spazzarono via, con una valanga «sì» al referendum proposto dai radicali. Una percentuale bulgara. Il 90,3% dei votanti. Ma il finanziamento pubblico non è scomparso. Anzi. Dopo vent’anni, è ancora vegeto. Dal parlamento sono però scomparsi i radicali che tanto lo avevano avversato.
Nel ricordare il paradosso, Enrico Marro, racconta su Il Corriere le bugie e i sotterfugi grazie ai quali ha potuto salvarsi. Dopo la bocciatura è stato reintrodotto, definendolo come contributo per le spese elettorali. Un contributo, qualcosa di episodico dunque. Ma è diventato permanente. E più che solido. Marro documenta che, calcolando tutto in euro (fino 2001 c’era la lira), «si è passati, considerando solo i rimborsi per le elezioni politiche, dai 47 milioni di contributi erogati complessivamente ai partiti per le politiche del 1994 agli oltre 500 milioni previsti per le consultazioni del 2008». Venendo al dunque: «La spesa a carico dei contribuenti si è decuplicata in 14 anni». Ma non si è fatto solo questo. Con varie leggi e provvedimenti si sono allentati i vincoli di documentazione. Poi è stata allargata la platea degli aventi diritto. Persino quanti, partecipando alle elezioni, raggiungevano l’1% dei voti, ne acquisivano il diritto.
La politica ha bisogno di sostegni pubblici? Certo. Ma i “rimborsi elettorali” si sommano ai contributi per i gruppi parlamentari (in conto sui bilanci di Camera e Senato) e ai finanziamenti per i giornali di partito, una cinquantina di milioni l’anno (tra i pochi ad essere finanziati, mentre tutta la stampa di carta stampata è in crisi). È vero. I rimborsi sono stati poi dimezzati da una legge. Dopo i conosciuti scandali e ruberie, dai diamanti ai fuoristrada. Si è a inchieste ancora non concluse. Ma gli italiani continuano a disapprovare. Grillo ha riempito le piazze (e le urne) anche per questo. La gente prova sfiducia e rabbia. Ha visto troppi sprechi, troppe malversazioni, tanti propositi "democratici" dissolversi tra bugie e inganni. Adesso chiede tagli netti. Ne tengano conto quanti come Bersani (e sono tanti), vogliono ancora limitarsi a cambiare senza calare la scure. Più che di Clistene e Pericle, si dovrebbe tener conto del consiglio di Abramo Lincoln. Quando diceva: «Puoi imbrogliare tutta la popolazione alcune volte, o imbrogliare parte della popolazione tutte le volte, ma non puoi imbrogliare tutta la popolazione tutte le volte».

Serata convulsa a Punta Raisi. Traffico di fine settimana. Tanti aerei in pista fuori tempo. La folla in attesa. Tutti gli occhi all’insù. Verso i tabelloni dei voli. Che lanciano numeri a raffica. Colpiscono quelli di un volo da Roma. Atterraggio previsto alle 20.45. Un nuovo annuncio lo sposta alle 21.15. Poi, dopo un quarto d’ora, altro spostamento: 21.14. Precisione encomiabile. Spesso gli aerei non arrivano quando previsto. Ma ora si è puntualissimi a Punta Raisi nel comunicare il momento giusto degli atterraggi. E si rispettano al secondo gli orari. Dei ritardi.

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