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Non è importante il valore dello spread?

Ricomincia il balletto dello spread. È già arrivato a 340 punti guadagnandone cento dopo l’apertura delle urne. L’indice rappresenta il differenziale fra Btp italiani a dieci anni ed equivalenti tedeschi. Misurano il rischio di un Paese: gli investitori per acquistare carta italiana chiedono un interesse di circa il 4,7%. Per la Germania si accontentano dell’1,3%. La differenza del 3,40% equivale a 340 punti.
L’anno scorso la forbice arrivata a quota 570 impose le dimissioni del governo Berlusconi. Oggi misura il disagio con cui i mercati guardano all’Italia dopo il voto. Tredici mesi fa erano stati i collaboratori del Cavaliere (e successivamente egli stesso) a minimizzare il valore dello spread. Ieri Berlusconi è tornato alla carica dicendo che non si tratta di nulla di importante. «Smettiamola con questo spread, abbiamo vissuto senza seguirlo per 2 anni e continuiamo a farlo».
Sarà, invece, il caso di dire chiaro e tondo che l’indice è una grandezza importante ed entra direttamente nelle nostre tasche. La sua crescita, infatti, fa aumentare il costo del debito pubblico. Lo spostamento di ieri costerà dieci miliardi. Certo è una proiezione statistica. Applica la maggiorazione all’intero ammontare di titoli di Stato in circolazione (circa 2 mila miliardi) mentre lo spread varia in continuazione. Comunque per chi vuole avere qualche indicazione più concreta e non solo un algoritmo possiamo dire che l’allargamento dello spread ha influenzato negativamente l’asta Bot di ieri. L’aumento costerà al Tesoro 464 milioni in più rispetto all’emissione di gennaio. Soldi che pagheremo tutti. Come? Finora attraverso l’aumento delle tasse. Domani, speriamo, con i fondi recuperati tagliando la spesa pubblica improduttiva. Perché bisogna smetterla di coltivare illusioni. Ormai è avviata una spirale viziosa fra debito, imposte, e minore crescita che genera altro debito facendo ricominciare il giro.
Serve responsabilità. Le scorciatoie non esistono. Il debito si paga solo aumentando il Pil. Esattamente come accade nelle famiglie: solo un incremento degli incassi (per esempio uno stipendio più alto) rende meno gravoso il mutuo. Altrimenti tutto diventa difficile. Come nelle famiglie serve che a lavorare sia non solo papà, ma anche la mamma e, se già in età, anche i figli. Un meccanismo virtuoso che per funzionare meglio ha bisogno di coesione. Purtroppo il quadro politico italiano dopo il voto appare sfilacciato. Speriamo che centrodestra e centrosinistra ma anche i grillini trovino le ragioni per far ripartire il Paese. L’eventuale lite manderebbe a pezzi la casa comune degli italiani.

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