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Rifiuti, in Sicilia più operai che in altre regioni

Le nuove società, dove dovrà transitare il personale, non sono ancora pronte: ora scade l’ultimatum della Regione ai Comuni per costituire le Srr, ovvero i consorzi che sostituiranno i vecchi Ato nella gestione del servizio. Le amministrazioni inadempienti saranno commissariate. Resta però irrisolto il nodo dei dipendenti, in tutto tra 10-12 mila di cui 2.500 alle dirette dipendenze degli Ato. Un numero spropositato pari, secondo il dipartimento, a un operaio ogni 400 abitanti, rispetto alla media nazionale che si attesta su un netturbino ogni 600 abitanti

PALERMO. Ci sono i 190 dipendenti del Coinres di Palermo che rischiano il licenziamento, un centinaio di operai a Caltanissetta che hanno rinunciato a quattro ore di lavoro settimanali per evitare di perdere il posto, i 400 netturbini dell’Ato Gesa di Agrigento che non percepiscono lo stipendio da quattro mesi. È l’emergenza rifiuti che nell’Isola fa suonare un altro allarme, quello legato al futuro degli oltre diecimila impiegati nel settore, tra Ato e imprese private. Le nuove società dove dovrà transitare il personale non sono ancora pronte: ora scade l’ultimatum della Regione ai Comuni per costituire le Srr, ovvero i consorzi che sostituiranno i vecchi Ato nella gestione del servizio. Le amministrazioni inadempienti, spiegano dal dipartimento delle Acque e dei rifiuti, saranno commissariate. Resta però irrisolto il nodo dei dipendenti, in tutto tra 10-12 mila di cui 2.500 alle dirette dipendenze degli Ato. Un numero spropositato pari, secondo il dipartimento, a un operaio ogni 400 abitanti, rispetto alla media nazionale che si attesta su un netturbino ogni 600 abitanti. Per altro, secondo la Regione almeno il 70% degli assunti svolge mansioni amministrative e solo il 30% raccoglie i rifiuti. Il peso sulle casse dell’amministrazione è di 450 milioni di euro all’anno, che vanno ad incidere sul debito consolidato di un miliardo e mezzo di euro degli Ato. La sfida dell’assessore Nicolò Marino è di varare la riforma «evitando problemi di ordine sociale». Evitare i licenziamenti dunque, anche se «per un clientelismo consolidato – aveva detto Marino - si è arrivati a un eccesso di personale. Se dovessimo gestire il servizio con criteri imprenditoriali, dovremmo mandare via tutti». Gran parte dei dipendenti è comunque a rischio. «Bisogna affrontare il tema – dice Giovanni Sardo della Uil - la riforma varata taglia fuori gli occupati assunti dopo il 2009 e quelli reclutati senza evidenza pubblica». Quanti sono quelli a rischio, Palazzo d’Orleans sta cercando di capirlo analizzando i dati di un monitoraggio. «Ma la questione del transito dei dipendenti nelle Srr potrà essere affrontata solo dopo la costituzione delle nuove Srr», spiegano dall’assessorato. Intanto, la crisi degli Ato si abbatte come un macigno sui lavoratori. «L’Ato Caltambiente – spiega ad esempio Dionisio Giordano della Fit Cisl - non riusciva a coprire i corsi e così, grazie a un accordo sindacale, abbiamo evitato i licenziamenti siglando per un centinaio di lavoratori dei contratti di solidarietà di 32 ore invece che di 36».  Ad Agrigento quasi 400 operai dell’Ato Gesa da quattro mesi non percepiscono lo stipendio. Situazione peggiore a Messina, dove i netturbini dell’Ato 2 sono senza stipendio da 11 mesi. Nel Palermitano il futuro di 190 dipendenti del Coinres, guidato dal commissario liquidatore Silvia Coscienza, è appeso a un filo. Questa platea di lavoratori era stata assunta con un progetto sulla raccolta differenziata, di fatto non realizzato, e il loro contratto è scaduto il 31 dicembre scorso. Da qui il rischio di licenziamento che ha visto insorgere i sindacati, mentre il governo regionale si è impegnato a trovare una soluzione. Più grave la vicenda dell’Ato 3 di Catania, che secondo l’assessorato in sette anni sarebbe costato 331 milioni di euro e circa 100 milioni di aiuti. Per cui adesso, senza garanzie, non saranno erogate nuove somme. Ma il Consorzio Simco reclama una ventina di milioni di euro dalla Regione e ha sospeso il servizio di raccolta, paventando il licenziamento di 500 dipendenti.

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