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La strategia del Cavaliere

Secondo Renato Mannheimer, la proposta choc sulla restituzione dell’Imu ha fatto crescere il Pdl di due punti secchi, portando il centrodestra al 30 per cento, cinque punti sotto il centrosinistra. Questa forchetta oscilla secondo altri istituti tra sei punti e tre. Staremo a vedere. I dati presentati da Mannheimer ieri sera a Porta a Porta dicono tuttavia che c'è un altro nove per cento dell’intero elettorato che è favorevolmente colpito dalla proposta di Berlusconi, la ritiene credibile, ma non ha ancora deciso se sia sufficiente per fargli votare il Cavaliere. «Avrebbero bisogno di una spintarella in più», dice il sociologo. C'è da giurare che nei diciassette giorni che mancano alla chiusura della campagna elettorale, Berlusconi si inventerà più di una «spintarella». Ma sapremo solo al momento del voto se e quanto sarà stata efficace. Certo non sarà il condono, aleatorio e comunque rinviato alla completa revisione del sistema fiscale, quindi non prima di qualche anno di legislatura. Nonostante l'inattesa e clamorosa sponsorizzazione che ne ha fatto ieri il procuratore generale della Corte dei Conti.
Il Cavaliere ha puntato la sua strategia sulla immediatezza del risultato. Conoscendo meglio di tutti la «pancia» degli italiani, sa che la gran parte della popolazione non reggerebbe a un altro anno come questo: disoccupazione in crescita, consumi in calo, Imu destinata a incidere di nuovo pesantemente sulle vacanze estive (per chi poteva farle) e sui regali di Natale.
Il balsamo della ripresa potrebbe arrivare a un malato esangue. L'idea di restituire l'Imu sulla prima casa subito e in contanti (o con bonifico) è al tempo stesso stravagante, provocatoria e allettante. Un esponente autorevole del ministero dell'Economia ci diceva ieri che quando saranno tirate le somme, si vedrà che l'Imu ha reso allo Stato parecchi soldi più del previsto: non meno di 24-25 miliardi, contro i 21 messi a bilancio (sarebbero 28 se tutti i comuni avessero usato le aliquote massime).
E la quota da «restituire», cioè quella versata sulla prima casa, non sarebbe dei 3,8 miliardi preventivati, ma soltanto di 3,3. Si aggiunga che prima d'ora nessun giornale e nessun politico avevano considerato irreale la conclusione della trattativa con la Svizzera per la tassazione «anonima» sui capitali italiani illecitamente presenti nella Confederazione.
Chi voleva spostare il proprio tesoretto in altri paesi più ospitali l'ha fatto fin da quando molto tempo fa s'è avviato concretamente il negoziato. Anche l'altra proposta di Berlusconi - non demonizzata, anzi in parte ripresa da Monti e Bersani - punta sull'immediatezza: assumere a tempo indeterminato giovani disoccupati o precari pagandoli al netto di imposte e contributi per tre anni, lasciando sulle spalle dello Stato la sola assicurazione sociale. Le proposte di Bersani e di Monti sono molto serie e più realistiche.
L'altra sera il segretario del Pd ha annunciato 7,5 miliardi di investimenti nell'edilizia per ristrutturare il patrimonio pubblico indispensabile (a cominciare dalle scuole) e cadente. Ma pur con le migliore intenzioni si teme che per aprire i cantieri occorrano almeno parecchi mesi.
Berlusconi, da parte sua, sa di non emozionare nessuno promettendo l'abolizione dell'Irap in cinque anni con la riduzione della spesa pubblica. Punta perciò sullo «choc» dell'immediatezza. Un risultato in ogni caso l'ha ottenuto. Da inseguitore paradossalmente s'è trasformato in inseguito. Nel senso che, piaccia o no, sarà lui fino alle elezioni a dettare i tempi della campagna elettorale. Parlate male di me, ma parlatene, diceva un vecchio slogan pubblicitario. E lui con la pubblicità è diventato ricco...

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