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Lari racconta la nuova mafia sul Giornale di Sicilia

Il procuratore di Caltanissetta: «Imponevano ai fruttivendoli persino il prezzo delle angurie, si appropriavano dei guadagni per finanziare l’organizzazione e recuperavano anche il ferro vecchio delle officine meccaniche della città che poi rivendevano»

CALTANISSETTA. L’obiettivo rimane sempre uno: far tornare Gela una città normale dove la legalità abbia finalmente il sopravvento sul malaffare. in una intervisa pubblicata oggi dal Giornale di Sicilia il procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari racconta le dinamiche della nuova mafia emergente a Gela «È un clan da sempre indipendente sia da Cosa nostra che dalla Stidda, abile a conquistare lo “scettro” del potere malavitoso, dopo che le organizzazioni tradizionali erano state decimate dalle numerose operazioni portate a termine con successo dalle forze dell’ordine».
«Imponevano ai fruttivendoli persino il prezzo delle angurie, si appropriavano dei guadagni per finanziare l’organizzazione e recuperavano anche il ferro vecchio delle officine meccaniche della città che poi rivendevano. Non trascuravano nulla pur di rimpinguare di denaro le loro casse, non lasciavano neanche le briciole. Avevano pure il controllo dei furti in abitazione. Inoltre, disponendo di armi intimorivano commercianti e imprenditori, gestendo incontrastati il business delle estorsioni».

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