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Cori razzisti, il Milan interrompe amichevole

Un gruppo di tifosi della Pro Patria, avversario dei rossoneri, ha preso di mira alcuni giocatori di colore della formazione di Allegri e il capitano Ambrosini ha ritirato la squadra dal campo. Il tecnico: “Gesti incivili, l’Italia deve crescere”

MILANO. L'amichevole tra Pro Patria e Milan a Busto Arsizio (Varese) sospesa per i cori razzisti è cominciata male, dato che una minoranza dei tifosi di casa ha fin dall'inizio preso di mira i calciatori avversari di colore, soprattutto Boateng, ma anche Niang, Muntari ed Emanuelson. Il giocatore tedesco, all'ennesima ondata di insulti, ha calciato il pallone in direzione degli ultras e, visibilmente scosso, si è tolto la maglietta mentre si avviava verso gli spogliatoi. Boateng è stato applaudito dal resto del pubblico che si è dissociato dai circa cinquanta supporters che hanno intonato i cori. Il capitano rossonero, Massimo Ambrosini, ha quindi ritirato la squadra dal terreno di gioco. Prima della sospensione definitiva, Niang, Muntari e Boateng avevano più volte ma inutilmente richiamato l'attenzione dell'arbitro. È poi andato a vuoto ogni tentativo di mediazione tra la Pro Patria e il Milan per far riprendere l'amichevole. I rossoneri hanno deciso di ritirarsi definitivamente dal campo per dare un segnale forte contro ogni forma di razzismo negli stadi. A spiegare le ragioni del Milan, capitan Massimo Ambrosini. «Ci impegniamo a tornare qui prima possibile, per permettere anche ai tanti bambini che erano presenti di vedere il Milan in campo. Un segnale, però, andava dato - spiega Ambrosini -. Non si può tollerare una cosa del genere, non si poteva continuare la partita con questo clima anche perchè bisogna far capire certe cose. Ci dispiace per la stragrande maggioranza di persone che non ha nulla a che vedere con quanto successo, proprio per questo abbiamo preso l'impegno di tornare prima possibile». «Siamo dispiaciuti e amareggiati per quello che è successo, ma credo che il Milan abbia fatto la scelta giusta nel non rientrare in campo. Bisogna smetterla con questi gesti incivili, l'Italia deve migliorare sotto questo punto di vista, deve diventare un Paese più civile, educato ed intelligente». Così Massimiliano Allegri, in conferenza stampa, spiega le motivazioni che hanno spinto il Milan a non rientrare in campo dopo la sospensione per cori razzisti. «Siamo dispiaciuti soprattutto per gli altri tifosi, le famiglie e i bambini che erano qui per passare una bella giornata - ha proseguito Allegri -. Abbiamo promesso alla Pro Patria di tornare qui per queste persone. Ci dispiace per i giocatori della Pro Patria e per la società, ma dovevamo dare un segnale forte contro questi episodi e spero che serva da esempio se certe cose dovessero succedere in campionato, dalle serie minori fino alla Serie A».

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