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"Femminicidio colpa delle provocazioni della donna", prete chiede scusa e lascia abito talare

L'episodio è avvenuto a Lerici, in provincia di La Spezia, dove don Corsi, parroco di San Terenzo, ha appeso un volantino in chiesa, in cui elencava tutti gli atteggiamenti delle donne che provocano la violenza nei loro confronti. Bufera sul prete che oggi ha preso questa decisione

LERICI (LA SPEZIA). La violenza sulle donne? Il femminicidio? È il risultato di continue provocazioni delle donne che vanno dal servire cibo freddo a tavola fino all'abbandono dei figli, passando per gli abiti succinti indossati «anche da donne mature». Se voleva scatenare l'inferno don Piero Corsi, parroco di San Terenzo di Lerici, c'è riuscito affiggendo questa rilettura 'sui generis' della lettera pastorale 'Mulieres dignitatem' di vent'anni fa alla bacheca della sua parrocchia. «Le donne e il femminicidio. Facciano sana autocritica, quante volte provocano?», è il titolo inequivocabile del fogliettone appeso nella bacheca della chiesa e improvvisamente rimosso su ordine del vescovo della Spezia mons. Ernesto Palletti. Una bufera che alla fine spinge don Corsi a chiedere «pubbliche scuse»: «Voglio scusarmi con tutti - dice - per quella che voleva essere soltanto una imprudente provocazione. In particolare mi voglio scusare con tutte quelle donne che si siano sentite offese in qualche modo dalle mie parole. Affronterò con serenità le decisioni della Curia». Il contenuto del volantino, fotografato prima che si dissolvesse nel nulla, riprende un articolo del sito ultraintegralista Pontifex.it ed è scritto con chiarezza, una specie di autodafè che doveva essere ben compreso dai parrocchiani e, soprattutto, dalle parrocchiane. «Una stampa fanatica e deviata attribuisce all'uomo che non accetterebbe la separazione la spinta alla violenza. Possibile che in un sol colpo gli uomini siano impazziti? Non lo crediamo. Il nodo sta nel fatto che le donne sempre più spesso provocano, cadono nell'arroganza, si credono autosufficienti e finiscono con esasperare le tensioni. Bambini abbandonati a loro stessi, case sporche, piatti in tavola freddi e da fast food, vestiti sudici. Dunque se una famiglia finisce a ramengo e si arriva al delitto (forma di violenza da condannare e punire con fermezza) spesso le responsabilità sono condivise». Nel volantino si esamina poi la questione della violenza sessuale: «Quante volte vediamo ragazze e signore mature circolare per strada con vestiti provocanti e succinti? Quanti tradimenti si consumano sui luoghi di lavoro, nelle palestre e nei cinema? Potrebbero farne a meno. Costoro provocano gli istinti peggiori e poi si arriva alla violenza o abuso sessuale (lo ribadiamo. Roba da mascalzoni). Facciano un sano esame di coscienza: forse questo ce lo siamo cercate anche noi?». È rivolta totale. Dopo l'ira del vescovo - «nel volantino si leggono motivazioni inaccettabili che vanno contro il comune sentire della Chiesa», tuona mons. Palletti - la presidente di Telefono Rosa, Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, chiede l'intervento del premier Monti e finanche del Papa: quel documento «lede la dignità delle donne e istiga alla violenza». E mentre viene chiuso il gruppo Facebook di don Corsi, sommerso dagli improperi degli utenti dopo che il contenuto dell' analisi sul femminicidio è stato diffuso via web, il sacerdote non demorde e al giornalista di RadioRai che lo intervista dice: «Non so se è un frocio anche lei o meno: cosa prova quando vede una donna nuda?». Nella bufera che travolge il prete, l'unica voce a favore è proprio quella di Pontifex.it: «Questo innocente gesto ha dato inizio ad una sorta di crociata dei pezzenti messa in piedi da alcuni arroganti tuttologi dell'informazione», scrive il sito. Dalla politica, invece, solo parole di condanna che attraversano tutto lo schieramento, dall'ex ministro del Pdl Mara Carfagna - «idee folli, un danno per la Chiesa» - alla parlamentare del Pd Roberta Pinotti, che chiede «una presa di distanza o un provvedimento».

DON CORSI LASCIA L'ABITO TALARE. Don Piero Corsi lascia l'abito talare dopo la polemica per un suo scritto in cui ha giustificato il femminicidio. «Dopo una notte insonne per il dolore e il rimorso per la giusta polemica causata dalla mia imprudente provocazione comunico che ho deciso di mettere da parte l'abito talare, del quale mi sento indegno», dice don Corsi. Don Corsi, parroco di San Terenzo di Lerici, afferma: «Spero che la riflessione e la penitenza mi consentano un giorno di riconquistare quella serenità che ho oggi innegabilmente smarrito». «Rinnovo ancora più sentitamente le scuse non solo a tutte le donne colpite dal mio scritto ma anche a tutti coloro che si siano sentiti offesi dal mio operato o dalle mie parole, in primis il giornalista verso il quale, in un momento d'ira, ho proferito quella ignobile parola».

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