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Gela, gli distruggono il chiosco e lui lo ricostruisce: «Non mi arrendo»

Domenico Giglio farà rinascire la struttura in legno ridotta in cenere da un rogo doloso la sera del 30 settembre

GELA. Due mesi fa, la potenza devastatrice del fuoco aveva letteralmente raso al suolo il chiosco Du Brasil sul lungomare Federico II. Un episodio che gli inquirenti collocarono nella lunga scia di attentati incendiari mai veramente fermatasi. Adesso, però, l’attività commerciale sta rinascendo per volontà del suo giovane titolare. Domenico Giglio era fuori città quando le fiamme avvolsero il chiosco: la notizia, però, gli venne subito comunicata. “Per me, fu come un fulmine a ciel sereno – spiega – questo chiosco era ed è la mia unica attività, la sola possibilità di lavoro. Per questa ragione, ho deciso di investire nuovamente anche se, in alcuni momenti, verrebbe voglia di abbandonare tutto e andare via”. La vecchia struttura in legno, totalmente arsa dal rogo che esplose nella notte del 30 settembre, è stata demolita e portata via. Il chiosco, però, si appresta a rinascere. “Spero di poter riaprire entro i primi giorni del nuovo anno – continua Domenico Giglio – per fare in fretta, mi sono messo ad aiutare gli operai delle ditta che stanno realizzando la nuova struttura”. Il piccolo cantiere ha da poco riaperto i battenti in attesa di riconsegnare, all’intera zona, un esercizio commerciale già molto conosciuto ancor prima del rogo che lo ha distrutto. “Dopo l’incendio – ammette il giovane – ho dovuto sopportare non solo la delusione per i tanti danni prodotti dal fuoco ma anche illazioni che mi hanno veramente fatto male. Si è parlato di soldi garantiti dalla polizza assicurativa. In sostanza, sembrava quasi che avessi avuto soddisfazione nel ritrovarmi con l’attività completamente bruciata. Nonostante tutto, però, voglio andare avanti”. In questi giorni, Domenico Giglio sta affiancando il gruppo di lavoratori impegnati nel cantiere. Dalle macerie, quindi, sta per rinascere un’attività lavorativa che sembrava oramai destinata all’oblio della cenere e della devastazione. “Non potevo rimanere immobile ad attendere gli eventi – conclude Giglio – sono abituato a lavorare e così voglio proseguire. Onestamente, a distanza di qualche mese, non ho ancora certezze sulle cause dell’incendio. Ma, a questo punto, se qualcuno si presentasse davanti a me ammettendo le sue responsabilità, non potrei che prenderne atto e andare avanti sulla mia strada senza alcun rancore. Mi interessa solo lavorare”. Intanto, Rocco Tandurella, il padre Stanislao e Salvatore Ialazzo, anche nei prossimi giorni, proseguiranno le opere per dare nuova vita al chiosco. 

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