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Rifiuti, il disastro di oggi frutto di decenni di errori

I problemi, come gli esami, non finiscono mai. Soprattutto se ad aggravarli provvede la crisi economica. C’è in Sicilia l’emergenza per la cassa integrazione che ha esaurito i fondi, c’è il sistema di raccolta rifiuti che, ormai al collasso, potrebbe lasciare l'Isola ostaggio dei rifiuti per il prossimo Natale. E sullo sfondo c'è il presidente Monti che, in un messaggio spedito ieri da Roma a Palermo, punta il dito sugli sprechi della sanità.
Tre temi apparentemente lontani. Tre emergenze dalle origini diverse. In realtà a unirli c’è un formidabile filo rosso: la latitanza delle risorse dopo anni di spese pazze. Per pagare gli ammortizzatori sociali sono necessarie decine e decine di milioni: una parte serviranno a prolungare di qualche mese l’agonia della Gesip. E poi? Dal canto loro, le aziende che si occupano della nettezza urbana sono ormai sulla via della rottamazione. Vantano crediti enormi ma nessuno sa come e quando verranno pagate. Così pensano di sospendere il servizio in attesa dei versamenti.

Un disastro provocato dagli infiniti sprechi che hanno caricato il bilancio pubblico di oneri impropri fino al collasso. La sanità è l’esempio più evidente. Non a caso ieri il presidente Monti, collegato in videconferenza con Palermo, ha parlato di un sistema ormai insostenibile. Una verità assoluta: sia per il costo del servizio sia per il parassitismo che lo divora. Immediata la reazione delle anime belle. A cominciare dalla Cgil: «Monti scherza con la salute degli italiani» ha tuonato Susanna Camusso. Una presa di posizione che la dice lunga su quello che potrebbe essere un eventuale governo Bersani. Il segretario del Pd, infatti, alle primarie ha ottenuto un formidabile sostegno dal sindacato rosso. Si calcola che almeno 5-600 mila dei suoi voti complessivi (oltre 1,5 milioni) siano arrivati attraverso la Cgil. La vittoria del segretario del Pd, quasi scontata, sarà frutto di questo appoggio. Vuol dire che, sostanzialmente, la Cgil potrebbe diventare l’occulto azionista di riferimento di un prossimo governo guidato dalla sinistra. Una prospettiva non certo confortante per la tenuta dei conti pubblici. Tanto più che le anime belle pullulano su questo lato del fronte politico. Anche Antonio Di Pietro, alla ricerca di qualche visibilità, si è scagliato contro Monti per difendere l’attuale sistema sanitario. Strumentalizzazione un po’ vergognosa. Come se il servizio fosse una perla di efficienza. Come se gli scandali che ormai lo assalgono da ogni parte, fossero solo incidenti della storia. Come se l’eguaglianza fosse un valore e non uno spreco. Che senso ha dare al miliardario che sta all’attico e al portiere dello stabile il medesimo trattamento: per il primo è assolutamente inadeguato (meglio le cliniche svizzere). Per il secondo un algoritmo senza soluzione. Tutto questo per dire che, nella sanità (come in tutto il resto per la verità) bisogna spendere meno e, soprattutto, spendere meglio. Una sobrietà che a sinistra (tranne qualche spunto di Matteo Renzi) non trova audience. Tutti pronti a parlare di macelleria sociale. Nessuno mai che si occupi della macelleria fiscale cui sono sottoposti milioni di contribuenti onesti. Non c’è proprio niente da fare: tassa e spendi resta la modalità di governo più amata. Tranne poi l’ipocrisia di non voler pagare il conto sostenendo che è tutta colpa dell’euro, delle banche, dei poteri occulti, dell’austerità e del professor Monti con la sua grigia sobrietà. Tutti sappiamo che non è così. Che il disastro di oggi è frutto di decenni di debito e finanza allegra. Nessuno mai che si scandalizzi per l’indegna manipolazione della realtà.

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