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La mole d’investimenti per il progetto «scuola digitale» lascia ugualmente dubbi sulla possibilità di un reale miglioramento della qualità del’insegnamento. La docente di Teoria e tecniche dei nuovi media, presso l’Università degli studi di Palermo, Anna Fici sostiene: «La multimedialità potrebbe sicuramente rappresentare l'occasione per un salto di qualità della scuola italiana, ma ci potrebbero essere degli ostacoli. Il mio timore è che tablet e lavagne digitali possano costituire delle vere e proprie cattedrali nel deserto, nel disastro delle nostre realtà scolastiche. I disagi più forti delle scuole siciliane si registrano soprattutto nelle carenze strutturali e culturali». L’introduzione di strumenti didattici digitali può cambiare il rapporto docente–discente: «Affidare strumenti multimediali agli studenti - afferma Anna Fici - significa fornire loro metodologie di ricerca anche autonome e di controllo critico sui saperi che gli sono stati trasmessi. Ma prima che si possa arrivare a questo, occorre tutta una fase di alfabetizzazione digitale che coinvolga prima il corpo docente che, nella stragrande maggioranza dei casi, non è formata all’uso delle tecnologie digitali. Infatti la maggior parte dei professori è approdata ai computer e ai personal media di oggi con l'arte del fai da te. Molti altri, hanno un atteggiamento di resistenza e avversione verso i media digitali».


S. I.

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