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«Basta tagli, così ci rovinano»

Docenti provenienti da ogni parte dell’Isola rivendicano un migliore trattamento economico dallo Stato

CALTANISSETTA. “Privatizzare la cultura è il primo passo per la dittatura”. Questi e altri slogan sui cartelli degli insegnanti, provenienti da tutta la Sicilia, che ieri mattina hanno protestato davanti alla Prefettura, perché stanchi e indignati per le scelte politiche del ministro dell’Istruzione Francesco Profumo e in generale del governo Monti. “Sono misure – dicono gli insegnanti fortemente punitive nei confronti della scuola pubblica, caratterizzate da tagli di risorse e personale attuate in maniera unilaterale e arbitraria. Ormai prendiamo atto che la scuola è diventato il principale bersaglio di questo e dei precedenti Governi, e quindi lo stato di agitazione permanente resta in considerazione degli abusi che continuano ad essere perpetrati nel mondo della scuola ”. L’aumento delle ore settimanali da 18 a 24 senza un relativo incremento degli stipendi e la legge Aprea due dei provvedimenti maggiormente contestati. “La 953 – continuano gli insegnanti - è una legge secondo cui la scuola si adegua alle diverse realtà sociali ed economiche e quindi consolida le disuguaglianze economiche e sociali del Paese. Ci saranno le scuole con molte disponibilità e quelle marginali. Noi vogliamo una scuola che possa garantire a tutti un’istruzione qualificata e che intervenga per superare le situazioni di disuguaglianza”. La situazione nelle scuole è ormai insostenibile, classi con più di trenta studenti dove diventa quasi possibile avere un rapporto umano con i ragazzi e l’offerta formativa tende a perdere di qualità. Da parte loro gli insegnanti hanno dovuto fare i conti non solo con l’aumento delle ore lavorative, ma anche con il blocco degli scatti di anzianità degli ultimi due anni, il mancato rinnovo del Contratto Nazionale di Lavoro e la mancata corresponsione delle indennità. In sintesi i docenti rivendicano: la cancellazione del “concorso truffa”, l’adeguamento dello stipendio alla media europea, lo stop al finanziamento delle scuole private, il ritiro immediato della legge Aprea, il riconoscimento degli scatti di anzianità bloccati e del diritto alle ferie non godute per i precari, il ridimensionamento del numero degli alunni per classe, la cancellazione delle norme sulle detrazioni economiche applicate ai giorni di malattia, un serio programma di aggiornamento del personale.

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