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Ex mafiosi scrivono a vedova: "Eravamo i migliori del nulla"

Rocco Bassora e Antonio Anzaldi nella missiva indirizzata a Franca Evangelista: "Basta, con quella vita abbiamo chiuso. Siamo cambiati e ci stiamo apprestando ad istituire un'associazione di ex detenuti"

GELA. Finale a sorpresa, a Gela, alla cerimonia di commemorazione del commerciante Gaetano Giordano, nel ventennale della sua uccisione ad opera del racket delle estorsioni al quale non aveva inteso piegarsi. Un prete-coraggio, don Luigi Petralia, parroco del quartiere Scavone, ad alta densità criminale, ha letto una lettera che due ex affiliati alle cosche, Rocco Bassora e Antonio Anzaldi, (presenti in sala) hanno fatto pervenire, alcuni giorni fa, alla vedova, Franca Evangelista. Non si tratta dei killer del commerciante ma di elementi di spicco delle famiglie mafiose.    

«Siamo due gelesi - scrivono Bassora e Anzaldi - che, purtroppo, negli anni scorsi si sono macchiati di numerosi crimini, tra cui lo spaccio di droga e le estorsioni. Abbiamo pagato con la giustizia le nostre tante colpe. Indietro non si può tornare, ma se ce ne fosse la possibilità, non faremmo più quello che abbiamo fatto. Lei potrebbe dirci che oramai quello che è fatto è fatto. E ha ragione soltanto a pensarlo. Ma, ci creda, rinneghiamo assolutamente il passato. Un passato fatto di sangue, di soprusi, di galera».     

«Ci sentivamo i più forti. Eravamo considerati i picciotti di Gela - scrivono ancora i due ex mafiosi -. Facevamo paura quando ci presentavamo in un negozio. Tutti avevano paura. Ci sentivamo, anzi ci facevano sentire, i migliori. Ma eravamo i migliori del nulla. Ora basta, con quella vita abbiamo chiuso. Siamo cambiati e ci stiamo apprestando ad istituire un'associazione di ex detenuti». Bassora e Anzaldi chiedono scusa per quello che hanno fatto e rivendicano «una nuova vita: per le nostre mogli, per i nostri bambini, per Gela tutta».    

Perchè «la vita è bella - aggiungono - ed il consiglio che diamo è uno solo: viviamola giorno dopo giorno».     

Franca Giordano a questa lettera ha risposto con le parole di don Luigi Ciotti, dell'associazione «Libera»: «Cambiare? Insieme si può!».

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