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Slot machine truccate e truffe, vigile urbano ai domiciliari

Per Alfredo D’Anna annullata l’ipotesi di peculato, ma rimane il provvedimeinto per frode informatica

CALTANISSETTA. Lascia il carcere un vigile urbano perché pure per lui, come per altri tredici coinvolti nell’inchiesta «Les jeux sont faits 2» è caduta l’ipotesi di peculato. Così, ieri stesso, l’agente di polizia municipale Alfredo D'Anna inteso «Angelo» (assistito dagli avvocati Salvatore Daniele e Walter Tesauro) ha lasciato il Malaspina per andare ai domiciliari, così come cinque giorni fa era stato concesso pure alla moglie, dipendete dipendente degli Allegro, pure lei tirata in ballo per le medesime accuse del marito: concorso in peculato e frode informatica. E ieri pomeriggio il «Riesame» (presieduto da Mario Amato) ha inferto il colpo di spugna all’ipotesi di peculato contestata a D’Anna, lasciando in vigore il provvedimento restrittivo per frode informatica, così da concedere di lasciare il carcere.

Era e rimane in detenzione domiciliare, invece, il venticinquenne Biagio Mangiavillano (difeso dall’avvocato salvatore Daniele), pure lui beneficiario dell’annullamento del capo relativo al peculato, mentre resta inalterata l'accusa di frode informatica. Mangiavillano era dipendete degli Allegro e aveva il compito di curare la manutenzione delle macchinette «mangiasoldi» installate in parecchi locali. Con fiato sospeso invece i due Allegro.

Il padre, Salvatore (assistito dall’avvocato Danilo Tipo) e il figlio, Matteo (difeso dagli avvocati Danilo Tipo e Nino Caleca) ritenuto l’«anima» dell’intera inchiesta. A loro il sostituto procuratore Giovanni Di Leo ha contestato un ventaglio d’accuse che va dal concorso esterno in associazione mafiosa, all’illecita concorrenza con violenza e minaccia aggravata dai metodi mafiosi e, ancora, frode informatica e peculato. Entro oggi il Tribunale scioglierà la riserva per padre e figlio.  
VI. F.


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