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Quei silenzi assordanti

Nelle ultime settimane la giunta regionale non si è risparmiata: nomine, assunzioni, collaborazioni. Adesso una raffica di concorsi nella Sanità. C’è da chiedersi che cosa saranno capaci di inventarsi per il 28

Ma che bella campagna elettorale. Nelle ultime settimane la giunta regionale non si è risparmiata: nomine, assunzioni, collaborazioni. Adesso una raffica di concorsi nella Sanità con le scadenze per presentare le domande fissate anche per il 25 e il 26 ottobre...
C’è da chiedersi che cosa saranno capaci di inventarsi per il 28. Raramente, in passato, si era vista una campagna elettorale così sfrontata sul piano della spesa. Certo l’insperato regalo di 420 milioni arrivato da Roma ha dato una bella spinta con un tempismo che, a questo punto, desta qualche interrogativo. Il governo Monti, nominato sull'onda dell’emergenza economica perché ha scelto proprio la vigilia delle elezioni per spedire il bonifico? Ma soprattutto: a Roma c’è qualcuno che si sta prendendo la briga di dare uno sguardo agli sperperi palermitani? I sobri professori, forse, potevano essere più previdenti e vigili. Gli assessori rimasti in carica, infatti, hanno dato l’assalto alla diligenza. Sono stati pagati i forestali, elargiti gli straordinari ai dipendenti regionali, finanziati gli inutili corsi di formazione. Insomma è stato fatto di tutto e di più: sempre e comunque all’insegna dello spreco e della clientela. Adesso anche i concorsi nelle Asl proprio nella settimana che si conclude con la domenica elettorale.
Che dire? Tutto questo è semplicemente scandaloso. Platone, notoriamente spirito assai poco democratico a differenza del suo allievo Aristotele, l’aveva chiamata «oclocrazia». Intendeva indicare la dittatura della maggioranza. A Palazzo dei Normanni, forse scontando una conoscenza non approfondita della filosofia greca, sono andati oltre. Hanno direttamente sospeso la democrazia e, approfittando della chiusura dell’Ars, hanno cominciato a governare con atti amministrativi. Non certo con l’intenzione di fare la rivoluzione o dare una spallata alle istituzioni. Sarebbe stato eversivo ma grandioso. Invece la miseria: qualche forzatura all’unico scopo di elargire un po’ di mance per ammansire fameliche clientele. Desolante. Tanto più che uno sfregio così palese alle regole della buona amministrazione avviene nel più assoluto silenzio.
Non si sente una voce di protesta. Nemmeno dalla società civile tanto invocata come fonte di ogni virtù. Perfetta omertà. Come quella mostrata dai competitores di maggioranza e di opposizione che corrono per la poltrona più alta di Palazzo d’Orleans. Non parla nessuno. Nemmeno fra le centinaia di candidati in lizza per un posto all’Ars. Tutti in silenzio. Tutti variamente e diversamente complici. Tutti convinti che forse non è prudente alzare la voce oggi per non precludersi, domani, pratiche altrettanto indecenti. Non è elegantissimo chiedere l’intervento del Settimo Cavalleggeri a protezione del tesoro pubblico mentre si cova, nel profondo dell’animo, la speranza di diventare dal 29 ottobre il capo dei Sioux. Che dire? Indecente. Tutto questo è semplicemente indecente.

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