BRUXELLES. Ha compiuto appena venti anni, però già rischia di essere travolto dalla crisi e dal nazionalismo da rigetto. Eppure il mercato unico, nato il 15 ottobre 1992, è una pietra angolare dell'Europa che ha garantito la pace tanto da conquistarsi il Nobel. E' "cruciale" per la ripresa, ma la crisi è "un fattore di frammentazione" e rischia di distruggerlo.
E' il messaggio lanciato da Mario Monti, che al mercato unico - "difficile da amare, ma facile da apprezzare" - ha dedicato "una parte importante della vita professionale" e che lo vorrebbe "una priorità nella strategia per crescita e lavoro" in Europa. Il premier, autore nel 2010 del Libro bianco sul futuro del mercato unico, ne ha parlato in web-streaming al seminario organizzato dal Parlamento europeo nel giorno del "compleanno" di quello strumento che permette a merci, persone e servizi di muoversi liberamente in Europa così come mai prima era stato possibile.
Come ricordato da Barroso, per chi nel 1992 era già adulto il mercato unico è stato "un incredibile cambiamento nella vita quotidiana". Ma ora, ha sottolineato il capo dell'esecutivo di Bruxelles, con la crisi "si vedono risorgere forti tentazioni di nazionalismo economico e di ripiegamento identitario". Rischi sottolineati senza sconti da Monti, a tre giorni da un Consiglio Europeo che dovrà fare concreti passi avanti almeno sull'agenda per l'Unione bancaria.
E se Barroso ha sottolineato quanto sia "urgente" che i governi facciano passi avanti sulle 12 proposte della Commissione ("fin qui ne è stata approvata solo una") per accelerare l'integrazione del mercato, il presidente del Consiglio ha affermato che i "progressi sono troppo lenti".
Nel quadro disegnato da Monti, tutte le spine della crisi. Le difficoltà delle imprese "con stessa struttura e stessa solvibilità" che si possono finanziare "a tassi molto diversi" a seconda di dove sono collocate, conseguenza di "spread eccessivi" tra i debiti sovrani. Il blocco dei presiti interbancari, a causa "delle paure della distruzione dell'integrità della moneta unica". Ed anche il ritorno "di riflessi di protezionismo contro lavoratori e beni che arrivano da altri paesi membri". Quello di cui l'Europa "ha bisogno", ha sottolineato Monti in quello che è suonato come un appello alle capitali recalcitranti, è "l'integrazione dei mercati finanziari" e quindi "un meccanismo di supervisione bancaria" che sia "completato in tempo utile" da "regole armonizzate" per la garanzia dei depositi bancari e per la "risoluzione delle crisi bancarie, con un'autorità centrale di risoluzione".
Ma è anche "necessario" che si consolidino le decisioni del vertice di giugno: niente passi indietro sulla funzione anti-spread e sulla ricapitalizzazione diretta delle banche da parte del fondo salva-stati Esm "non appena" il sistema di supervisione unica sarà operativo.
Priorità "italiane" sottolineate a Roma anche da Enzo Moavero. "Quello che ci interessa è che si proceda il più rapidamente possibile con l'unione bancaria", ha detto il ministro per gli affari Ue, aggiungendo che "l'obiettivo" è "la vigilanza unica per le banche che hanno ricevuto finanziamenti operativa già dal primo gennaio".
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