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"The Ruin Gazer", Enrico Piras in mostra alla Zelle Arte Contemporanea

Domenica 14 Ottobre alle 11.30 la galleria inaugura la mostra personale dell'artista italiano, tra i vincitori della prima edizione del Premio Ora. La mostra rimarrà aperta fino al 14 novembre dal martedì al sabato

PALERMO. Domenica 14 Ottobre alle ore 11.30 Zelle Arte Contemporanea inaugura la mostra personale di Enrico Piras, interessante e colto artista, tra i vincitori della prima edizione del Premio Ora. “The Ruin Gazer”, questo è il titolo della mostra, un lavoro recente realizzato dal giovane artista italiano a Utrecht, dove vive per motivi di studio.
È un lavoro raffinato il suo, che scava nella memoria intima della sua famiglia, tessendo un legame unico e commovente con Elia Marongiu, aviatore sardo, vissuto durante la seconda guerra mondiale, nonché nonno di Piras e ispiratore della curiosità e attenzione verso molti elementi di questo sottile percorso di ricerca.

L’idea di ricostruzione e di memoria storica, architettonica e geografica, spingono Piras a concentrarsi sulla figura dell'architetto Albert Speer, personaggio di spicco in epoca nazista, architetto e teorico. Due i punti cardine della sua esistenza: la profonda passione per le rovine architettoniche e l'idea del viaggio. Albert Speer aveva profondamente affascinato Elia Marongiu, tanto da spingerlo durante la sua vita a instaurare con lo stesso un rapporto ideale, ma lucido, fatto di ricerche di documenti, immagini, e persino dialoghi immaginari. Una trama fittissima di fatti che si intrecciano attorno alle esistenze di uomini, attorno a spazi reali e effimeri, a storie, anche lontanissime.
Enrico Piras si accosta alla memoria di questi fatti partendo dal viaggio ideale di Speer, un giro del mondo di 24.576 km che egli compie dalla Germania ai Balcani, verso l'India, risalendo fino in Siberia, attraversando lo Stretto di Bering per arrivare in America e discendere, infine, in Messico.

Tutti chilometri che Speer, imprigionato in un carcere di Berlino, compie veramente nel corso di 15 anni, girando intorno al cortile del carcere e tenendo un conto preciso con dei piselli che passava di tasca in tasca. Una vicenda di per sé insolita e toccante, anche poetica, che stride con l’orrore proiettato dal nazismo su tutto quanto lo riguarda.
Piras esula persone e fatti e li rende parte di un racconto nuovo, contemporaneo, mette in connessione due universi paralleli in cui la storia privata e quella collettiva coincidono.
Non tralasciando mai di prestare attenzione ai singoli aspetti di questo racconto. Soprattutto all’architettura, che ritorna come sottofondo e scenografia, silenziosa ma potente. La forma dello stesso cortile che fu per Speer il centro della sua follia, ridotta di scala fino alla dimensione utile, viene ripresa da Piras in una installazione al centro della mostra e che fa da supporto al suo libro d'artista fondamentale supporto testuale per ricostruire l’elegante tessitura del progetto.

Intorno immagini fotografiche, sviluppate da Piras ma tratte da varie pubblicazioni ripercorrono alcune mete del viaggio immaginario. Un prisma ottico, fa capolino con un effetto-arcobaleno, eco alle ricerche sulla luce e spazio di Speer, rivitalizzando quella visione architettonica delle rovine che fu teorizzata dall’architetto nella Theory of Ruin Value: illusione di grandezza smisurata e arroganza di fronte alla forza del tempo che cancella tutto.

"The ruin gazer" (in italiano: colui che guarda le rovine) è un lavoro complesso ma che ha in sé molto da raccontare, oltre all’immediatezza delle immagini, alla pulizia del racconto, rilascia ad ogni passo un ulteriore livello di lettura che avvicina alla comprensione delle opere ma anche delle persone. Piras condivide la sua presenza discreta, la sua storia privata con gli altri, rende immagini isolate, immagini della memoria di ciascuno di noi, che hanno un valore a prescindere dal contesto. Restituisce il senso di un legame impossibile e straordinario, tenace e insensato se vogliamo, in questo compiendo anche un omaggio alla memoria di Elia Marongiu, all’ingenuità dell’uomo che si lascia sedurre da un’idea.

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