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Bersani tiene unito il Pd, Renzi: mi fido di lui

Sei ore di dibattito ieri all'assemblea nazionale del Pd. Entrambe le tifoserie cantano vittoria. Il sindaco di Firenze può candidarsi alle primarie. Il commento del segretario: "Non ci ammazza più nessuno"

ROMA. Alla fine, dopo sei ore di dibattito, di tensione sfiorata su emendamenti "restrittivi" poi ritirati e di alzate di mano sui tre documenti, entrambe le tifoserie cantano vittoria. In realtà il nodo della registrazione sarà chiarito solo al tavolo delle regole con alleati e candidati; ma ieri Pier Luigi Bersani è riuscito a tenere unito il Pd, frenando i pasdaran e al tempo stesso difendendo la necessità delle nuove regole.
"Se facciamo bene le primarie, non ci ammazza più nessuno", è la convinzione del segretario, al quale Matteo Renzi, dalla Puglia, ha teso la mano assicurando: "Mi fido di Bersani".

Il leader del Pd, che ha ricevuto il sostegno di Carlo De Benedetti, pronto a votarlo alle primarie, nega che il partito "sia in crisi di nervi";  e anche Rosy Bindi si sbraccia a dire che "non siamo una nomenclatura chiusa in un fortino". Ma tra i 612 delegati, arrivati all'Hotel Ergife per assicurare il numero legale che consenta la partecipazione alle
primarie di Matteo Renzi, convitato di pietra della riunione, la tensione è palpabile.
Anche i leader erano nervosi. Il rischio che l'assemblea degeneri in caos è dietro l'angolo e così, anche uno che non ama l'enfasi come Bersani, avverte che "abbiamo su di noi gli occhi di osservatori politici e economici europei perché dalla nostra serietà arriveranno segni sulle prospettive dell'Italia".

All'ingresso dell'hotel, "Occupy primarie", il gruppo che fa capo a Pippo Civati, prova con dei manichini di cartone, che ritraggono insieme Bersani e Renzi, ad aprire le primarie a chiunque, invitando i delegati a farsi fotografare accanto alle due sagome. Ma sulla necessità di regole che evitino di trasformare le primarie in un caravanserraglio o peggio che siano inquinate, tutti i big sono d'accordo. Anche perché, alza la voce Bersani rintuzzando il rottamatore, "l'unica regola esistente che si cambia in corso d'opera" è quella per permettere la partecipazione a Renzi.

Nel documento, approvato all'unanimità, è stato stabilito che ci sarà il doppio turno e l'iscrizione all'albo degli elettori che sottoscriveranno un appello per il centrosinistra. Si chiarisce che la registrazione potrà avvenire dal 21esimo giorno precedente le primarie fino alla domenica del primo turno. Fin qui il testo scritto, ma durante l'assemblea si è sfiorato lo scontro per un emendamento, a firma di esponenti ulivisti e bindiani, che chiedeva di precisare che la registrazione dovesse avvenire "in un sede diversa dai gazebo del primo turno". Una "dichiarazione di guerra" per i renziani consapevoli però del rischio che l'emendamento passasse visto che i numeri dell'assemblea sono a favore dei sostenitori di Bersani.

Tocca al segretario evitare la rottura, chiedendo di ritirare gli emendamenti invisi a Renzi, perché "i documenti presentati parlano già chiaro" e perché, con il mandato che riceverà
dall'assemblea, si discuterà con la coalizione (Sel, Psi) al tavolo sulle regole. Gli emendamenti sono stati ritirati. Ma a questo punto comincia la selva di interpretazioni con Roberto Reggi, capo della campagna di Renzi, che canta vittoria perché "da oggi diamo per scontato che ci si potrà registrare al gazebo e si potrà votare anche solo al secondo turno". Niente di tutto ciò per Rosy Bindi e per il responsabile Organizzazione, Nico Stumpo, per i quali "le iscrizioni si fermeranno la domenica del primo turno" e "registrazione e voto saranno due operazioni distinte".

I due duellanti preferiscono però vedere oggi il bicchiere mezzo pieno. "Oggi è stato fatto un capolavoro di democrazia", è il sospiro di sollievo di Bersani. E Renzi, a distanza, garantisce fiducia nel segretario: "'Dicono che non saranno fatte leggi ad personam e io ci credo, non è questa una giornata in cui voglio fare polemica''.

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