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Caro futuro presidente, parliamo della scuola

La lettera di uno studente di un istituto di Palermo che si rivolge ai politici in corsa per Palazzo d’Orleans

Caro Presidente della Regione Siciliana,
ancora non conosciamo il suo nome ma penso che qualunque candidato a diventarlo dovrebbe leggere attentamente questa lettera. Se si propone come uno statista e non come un venditore di fumo. Chi le scrive non la voterà, non perché disinteressato o ostile, ma perché ha meno di 18 anni. Sono lo studente qualunque di una scuola siciliana qualunque. E sono parecchio interessato a questa campagna elettorale perché vorrei capire quanto lei sappia o voglia sapere di noi. Forse lei sa che la Sicilia spende più della Lombardia in spese scolastiche eppure ci chiediamo: in cosa li spende? Perché noi abbiamo le peggiori condizioni scolastiche di tutta Italia. Forse i nostri genitori non lo sanno, forse fa finta di non saperlo lei: noi lo sappiamo eccome. Gli edifici scolastici siciliani sono quelli con la percentuale maggiore di illegalità: mancano i certificati di agibilità, quelli antisismici e quelli antincendio in più della metà. Spesso sono in affitto. Sono senza fondi di funzionamento e senza manutenzione certa. Vi siete mai preoccupati di venire a vedere in che condizioni sono questi locali? Spesso pessime. Lei ci dirà: colpa di Comuni e Province. Prima richiesta: può una legge regionale istituire degli standards di sicurezza e di qualità per gli edifici, sia di proprietà, sia che affitta ad uso pubblico, entro cui trascorriamo gran parte delle nostre giornate? Altre notizie: lei lo sa che in Sicilia abbiamo il più alto tasso di dispersione scolastica di tutta Italia? Arriviamo a punte del 28%, quando la media nazionale è del 25%. L’Europa ci chiede di scendere al 10%! E’ un dato triste perché molti sanno, ma non tutti, che è il dato che corrisponde alla povertà. E lei forse sa che secondo Save the Children 44 bambini su 100 in Sicilia vivono sotto la soglia di povertà. E se va a curiosare, troverà gli stessi nomi: tra i poveri , tra gli “asini”e tra i dispersi dalla scuola. I dispersi sono dispersi e “asini” perché son poveri. Lo dicono le ricerche. Noi pensiamo che sia immensamente ingiusto. Lei sta promettendo una speranza di ricchezza e sviluppo ai nostri genitori. E forse loro la voteranno questa volta. E’ una speranza che potrebbe essere vera se si impegnasse a darci un’istruzione di qualità.
Ve la faremo noi una Sicilia ricca e moderna. Perché ormai è assodato il rapporto strettissimo tra livelli di istruzione di un paese e ricchezza. In termini di PIL, ma anche in termini di civilità e di coesione sociale. Pensa che noi in Sicilia possiamo trascurare PIL, Civiltà e istruzione di qualità? Forse, con tutto il rispetto, potete farlo e l’avete fatto voi politici. Noi chiediamo di non trascurarli più. Non è un’espressione astratta “istruzione di qualità”, si modula e si ottiene con  provvedimenti precisi. Non negli slogan. Intanto che gli uffici regionali e gli assessorati abbiano dei tavoli tecnici di esperti di scuola che producano provvedimenti adeguati. E non solo folle di “impiegati della formazione professionale”. Com’è possibile che la ricca (di funzionari) regione autonoma siciliana in 50 anni non abbia prodotto una legge sul Diritto allo Studio? Com’è possibile che il tempo pieno alle elementari e alle medie da noi sia nel 3% degli istituti e in Lombardia nel 90%? Com’è possibile che gli asili (che ci aiutano nel successo scolastico e promuovono di riflesso l’occupazione femminile dando tempo alle nostre mamme) in Sicilia siano quasi inesistenti (2% dei bambini) e, sempre in Lombardia, 40 bambini su 100 abbiano l’asilo? Perché “non servono”? Eppure i nostri coetanei lombardi sono primi nelle prove nazionali mentre noi siamo ultimi, non perché siamo degli asini, ma, ci permetta di dirlo: perché lo siete voi nel non mettere insieme dati e ricerche e trarne le conseguenze in termini di azioni necessarie. La verità è che ve ne siete disinteressanti eppure ve lo abbiamo chiesto più volte: noi, ragazzi siciliani, viviamo una profonda diseguaglianza rispetto agli altri ragazzi italiani e a 13 anni abbiamo un anno e mezzo di scuola in meno rispetto a un coetaneo milanese. Si chiama iniquità ed è anticostituzionale. Questione di soldi? Non credo sia solo quello. Com’è possibile che nessuno riesca ad utilizzare le ingenti somme destinate dall’Europa per noi (esattamente per il diritto allo studio, per l’edilizia scolastica, per la lotta alla dispersione, e per tanto altro)? Non solo non riuscendo ad accedervi, ma anche per l’incapacità di “progettare”, “programmare” e “ideare” dei provvedimenti adatti e misurati sulla scuola siciliana su scala regionale, e non comunale, provinciale, o solo per  merito di qualche preside o di qualche docente. Sappiate, e anche questo lo dicono gli studi e i dati, che solo azioni programmate nel tempo e su scala regionale aiutano a migliorare i sistemi scolastici e i rendimenti. Non è polverizzando le risorse nei mille progettini delle scuole che ci si lava la coscienza sulla nostra istruzione. Non servono. Lo dicono i dati. Servono decisioni ampie e certe, organiche e unitarie, che solo il presidente di una regione può prendere, con i consulenti adeguati e ben venga in questo caso un consulente adeguato. Specialmente quando la Sicilia ha potestà legislativa esclusiva per quel che riguarda la scuola. In Sicilia, se lei lo volesse, si potrebbe scrivere una storia diversa per noi ragazzi e dunque per tutta l’isola. Non una “bella intenzione”, ma proprio una storia vera. Non è impossibile, altrove lo hanno fatto e potremmo farvi esempi virtuosi. Potreste andarveli a studiare..no? Insomma, cosa le chiediamo? Nessuno slogan finto e nessuna superficialità. Azioni certe e programmate per il controllo della sicurezza negli edifici scolastici, una legge per il diritto allo studio, un utilizzo unitario, organico e programmatico su scala regionale dei fondi per la dispersione scolastica (si può fare, lo ha fatto la Puglia), l’istituzione del tempo pieno nel primo ciclo dell’istruzione (si può fare, basta volerlo), l’aggiornamento professionale dei nostri docenti, bravi, bravissimi, ma a volte senza strumenti aggiornati per agire nei casi difficili. Sono cose che non si fanno dall’oggi al domani, ne siamo consapevoli, ma almeno qualcuno cominci a dirle e poi a farle.  Lei può prometterlo
Giuseppe Palermo

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