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Ai dipendenti regionali pure i bonus bebè e nozze

Più permessi sindacali rispetto agli statali, più giorni di malattia a disposizione, prestiti agevolati e bonus per matrimoni, lutti o nascita di un figlio

PALERMO. Più permessi sindacali rispetto agli statali, più giorni di malattia a disposizione, prestiti agevolati e bonus per matrimoni, lutti o nascita di un figlio: benvenuti nel mondo dei dipendenti regionali, ventimila lavoratori dislocati su tutta l’Isola ma non in modo omogeneo. Così ci sono uffici periferici carichi di dipendenti e altri centrali e strategici, a Palermo, dove i dirigenti continuano a pubblicare atti di interpello per reclutare unità lavorative. «Manca un vero e proprio organigramma» dice l’assessore Nicola Vernuccio, da pochi mesi in carica ma pronto a lasciare un segno al dipartimento della Funzione pubblica prima di iniziare la corsa per un seggio a Palazzo dei Normanni.
Anzi, a dire il vero le strade dei privilegi sono infinite: per i dipendenti, ma anche per i pensionati e per le loro famiglie, la Regione mette a disposizione tutta una serie di bonus per rendere la vita migliore. Matrimonio in vista? Pronti 150 euro di contributo. Assegni di lutto: mille euro. Voglia di svagarsi con attività ricreative e culturali? Basta creare un’associazione per ricevere fino a 2.300 euro.

E se poi vien voglia di vacanze al mare o in montagna, queste associazioni possono ottenere fino a 300 euro di contributo per «turista». E se il pensionato ha un sogno nel cassetto o un progetto da realizzare, mamma Regione non lo dimentica e continua a prendersi cura di lui: è di qualche giorno fa la notizia che è stato finanziato un plafond di 17 milioni di euro per concedere prestiti a un tasso agevolato. A garanzia sarà chiesto il Tfr e ai pensionati una polizza assicurativa. «Sosteniamo le famiglie durante questa forte crisi» aveva detto il direttore del Fondo pensioni, Ignazio Tozzo. E sì, perché la crisi non risparmia nessuno e a dire il vero governo e sindacati hanno provato a risparmiare qualcosa nella spesa pubblica. Solo che i passi compiuti sono stati tutt’altro che da giganti. Nei permessi sindacali, ad esempio, nonostante il taglio del 30 per cento dei permessi retribuiti, la Corte dei Conti ha sottolineato che la differenza con l’ambito nazionale è sostanziosa. Se a livello regionale si parla di una quota di 775 minuti e 50 secondi di permessi, a livello statale il rapporto è di un decimo, con 76 minuti e 30 secondo annui.

E così assentarsi dal lavoro e sempre più semplice. Gli uffici del personale, però, non riescono a spiegarsi il boom di assenze di questa estate: tra giugno e agosto i regionali hanno cumulato circa 41.500 giorni di assenze per malattia retribuite e non retribuite, rispetto alle 38.100 del 2011. Ben tremila giornate in più di assenze, come se un'epidemia avesse colpito gli uffici d'estate. A dire il vero, nel contratto dei regionali un vantaggio rispetto agli statali c’è: a Palazzo d’Orleans hanno a disposizione 45 giorni in più di assenze retribuite rispetto agli statali. Entrambe le categorie di dipendenti pubblici, però, hanno comunque nove mesi di tempo a disposizione per assentarsi senza vedersi ridotto lo stipendio. Quindi il vantaggio dei regionali in teoria è solo sul lungo periodo. Perché allora questo boom di assenze?Il dirigente del Personale, Giovanni Bologna, assicura che «i vincoli per le visite fiscali sono uguali sia a livello regionale sia a livello statale. Inviamo sempre le visite fiscali e nei casi più clamorosi procediamo con sanzioni disciplinari fino al licenziamento». Diverse le posizioni dei sindacati. La Cgil, per voce di Enzo Abbinanti, spiega di essere disponibile a rivedere certe concessioni contrattuali, «certo l’organizzazione del lavoro e dei vertici della burocrazia ha contribuito a demotivare i dipendenti». La Uil, con Giuseppe Borrelli, sottolinea come «il contratto dei regionali sia scaduto e rispetto agli statali non è stato rinnovato». I Cobas/Codir, invece, ritengono che non c’è alcun boom di assenze: «Il numero dei dipendenti ai quali si fa riferimento – spiegano Dario Matranga e Marcello Minio – è variabile e i dati non sono attendibili». 

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