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La sparatoria di viale Trieste Ai raggi X gli affari dei protagonisti

La Squadra Mobile crede poco alla versione degli «scherzi» telefonici che poi avrebbero spinto Filippo Virzì a premere il grilletto contro i suoi tre amici

CALTANISSETTA. Tutt'altro che chiuse le indagini sulla sparatoria di venerdì in viale Trieste. La Squadra Mobile crede poco alla versione degli «scherzi» telefonici che poi avrebbero spinto Filippo Virzì a premere il grilletto contro i suoi tre amici (ora ex) con i quali si era dato appuntamento per chiarire la spinosa faccenda scoppiata da meno di un mese. Gli uomini della sezione omicidi stanno scandagliando amicizie, materiale e e soprattutto precedenti del quartetto (attuali e remoti) per arrivare ad una verità diversa da quella fin qui ampiamente conosciuta.
«Non possiamo escludere assolutamente - ha dichiarato il capo della Squadra Mobile Giovanni Giudice - che i quattro potessero essere stati coinvolti in un giro poco pulito e comunque riconducibile al fenomeno della truffe che in città, malgrado arresto e denunce, raramente ha accusato battute d'arresto. D'altronde il profilo personale dei quattro, l'arrestato e i tre feriti, ci sta spingendo ad approfondire aspetti ancora poco noti e i retroscena all'origine del fatto di sangue».
Il movente, secondo gli investigatori, potrebbe essere diverso da quello emerso fin dalle prime battute delle indagini. Gli «scherzi» telefonici, come è stato accertato, c'erano stati per davvero ed erano iniziati da tempo e i contenuti di quei messaggi fanno parte adesso del fascicolo aperto dal sostituto procuratore Elena Caruso titolare dell'inchiesta. L'ultimo messaggio ha tradito gli ideatori degli scherzi. Se prima, sull'utenza di Virzì, le telefonate arrivavano da un "privato" l'ultima è partita dal cellulare di Michele Giarratana al quale lo sparatore e successivamente gli investigatori sono risaliti dal numero impresso sul display.

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