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Niente soldi, autobus fermi

Il blocco è scattato oggi e interessa pure altre 73 aziende isolane di trasporto di linea che da mesi non percepiscono più fondi dalla Regione. Tutte aziende private che gestiscono i servizi di trasporto pubblico

CALTANISSETTA. Bus della «Scat» fermi. Il blocco è scattato oggi e interessa pure altre 73 aziende isolane di trasporto di linea che da mesi non percepiscono più fondi dalla Regione. Tutte aziende private che gestiscono i servizi di trasporto pubblico. «Perché le altre - ha spiegato il presidente della Scat, Roberta Leonardi - ricevono ulteriori fondi regionali... anche 30 milioni di euro per la ricapitalizzazione». Ed a piedi, da oggi, non rimarranno soltanto i viaggiatori in città ma anche lavoratori e studenti pendolari. Perché a fermarsi saranno anche altre società di trasporto che coprono tratte extraurbane.


È il caso della società Astra che assicura il collegamento tra il capoluogo e Gela e, ancora, la Belvedere di San Cataldo, o la Pintaudi di Gela, la Sommatinese e la Atm di Mussomeli. Tutte società con l’acqua alla gola e il perché è presto spiegato. «Hanno bloccato ogni pagamento... è così da mesi», ha spiegato il presidente della società cooperativa Scat, riferendosi alla Regione. «Proprio ieri - ha aggiunto - abbiamo ricevuto una nota dalla nostra associazione (l’Anav) per informarci che l’assessorato regionale alla Mobilità ha chiesto le somme all’assessorato al Bilancio». E il perché i fondi non siano stati stanziati è presto spiegato: la Regione sarebbe fuori dal patto di stabilità. L’auspicio del presidente della Scat è che «la Regione segua l’esempio del ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, che a livello nazionale ha tirato fuori dal patto di stabilità le somme destinate al trasporto pubblico». La situazione, oggi, è drammatica. Sotto tutti i punti di vista.


«Noi - ha aggiunto il presidente Leonardi - applichiamo tariffe sociali che non coprono i costi. Ed i prezzi sono imposti dalla Regione. A compensazione è previsto un corrispettivo del 65 per cento dei costi, che da mesi non arriva... troppo perché un’azienda possa sopperire con l’autonomia finanziaria. E le banche non danno affidamento, hanno bloccato le anticipazioni sulle fatture emesse dalla Regione». E lo scenario, già buio da mesi, per i dipendenti della coop di trasporti nissena s’è fatto veramente tragico. Sì perché l’ultimo stipendio percepito risale al mese di gennaio. Da allora, il nulla. «Cosi da gettare in crisi tantissime famiglie. I pochi soldi da noi incassati - è andata avanti Roberta Leonardi - sono destinati al pagamenti di contributi, tributi, Iva e fornitori e per questa ragione già da febbraio tutti i dipendenti non percepiscono stipendio. Sono stati incassati solo acconti minimi che hanno coperto appena la retribuzione di gennaio. Ci sono dei contratti da rispettare e si creano grossi danni erariali. Presto partiranno i decreti ingiuntivi per le somme non pagate». Ma il grido d’allarme è teso a scuotere pure i cittadini. «Siamo ingabbiati - ha proseguito il presidente della coop - ma non è solo un problema della Scat, ma dei cittadini perché si continua a mettere tasse ed a togliere i servizi». Da qui la chiamata alla protesta collettiva.


A rincarare la dose di una condizione già disperata, si aggiungono i crediti vantati dal Comune dal 2010 ad oggi, qualcosa come un milione e mezzo di euro. E se oggi vertici e dipendenti della Scat scendono in piazza e protestano - con un sit-in davanti la prefettura, hanno pure avanzato piani di sviluppo che sono rimasti lettera morta. «Abbiamo chiesto - ha spiegato Roberta Leonardi - un piano di mobilità interna che prevedesse, tra l’altro, corsie preferenziali per i mezzi pubblici, la gestione dei parcheggi con il reinvestimento dei proventi nel trasporto pubblico... abbiamo pure proposto il car sharing anche se la nostra è una piccola città». E lo stop dei trasporti andrà avanti ad oltranza. «Pensiamo di vivere in un paese civile e democratico - è l’augurio del presidente della coop - e penso che la situazione si possa risolvere».

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