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Assalto in Libia, ucciso l'ambasciatore Usa

Chris Stevens (foto) ha perso la vita durante un attacco a Bengasi. Ancora incerte le cause della rivolta. I siti che ruotano attorno ad Al Qaida parlano di vendetta per l'uccisione del numero due della rete terroristica. Rinviata la seduta del Parlamento. Presidente Usa: 'Rafforzata sicurezza nelle sedi diplomatiche'. Monti: 'Sosteniamo autorità libiche'

BENGASI. L'ambasciatore americano in Libia, Chris Stevens, è rimasto ucciso ieri nell'assalto contro la sede di rappresentanza Usa a Bengasi, assieme a un funzionario e due Marines. Il diplomatico era arrivato nel pomeriggio nella 'capitale' della Cirenaica per raccogliere gli umori alla vigilia della nomina del nuovo premier libico, prevista oggi.


In serata, poco dopo le 21.30, una folla inferocita e armata ha preso d'assalto l'edificio: dopo una feroce sparatoria a colpi di Rpg e armi automatiche, i dimostranti hanno appiccato le fiamme alla struttura, che si trova all'interno di un compound, e issato la bandiera nera islamica dopo aver strappato e bruciato quella americana. Alcuni testimoni che hanno chiesto l'anonimato hanno riferito di aver notato numerosi membri della milizia islamica Ansar Al-Sharia tra i dimostranti, e secondo fonti concordanti, i violenti scontri a fuoco sono andati avanti per diverse ore, almeno tre. La milizia è nota perché è attiva nella regione, qualche volta ha tentato raid dimostrativi nel centro della città, incontrando però la ferma ostilità della popolazione e delle altre milizie armate del dopo-Gheddafi. Scorrazzano nelle zone desertiche a sud, dove i miliziani sono stati protagonisti di numerosi atti di intimidazione anche ai danni di cittadini italiani.


Il presidente Usa Barack Obama condanna duramente gli "attacchi oltraggiosi" che hanno portato all'uccisione dell'ambasciatore e di altri tre americani. Il presidente ha dato ordine di fornire tutte le risorse necessarie per la sicurezza del personale Usa in Libia e per aumentare le misure di sicurezza in tutte le sedi diplomatiche statunitensi nel mondo. E' quanto si legge in una nota della Casa Bianca. Intanto la prima seduta del Congresso generale nazionale libico, che era in programma per oggi, è stata annullata per motivi di sicurezza. Lo si apprende a Tunisi, dove sta facendo rientro il presidente della repubblica, Moncef Marzouki, che avrebbe dovuto presenziare alla seduta inaugurale dell'assemblea.


"Condanniamo con la massima fermezza questo efferato gesto che non siamo in grado al momento di attribuire a un particolare filone. Rimarremo a fianco delle autorità della nuova Libia democratica che non lesineranno gli sforzi per impedire che il nuovo corso libico sia preso in ostaggio". Lo afferma il premier Mario Monti. "Le notizie da Bengasi suscitano orrore e sdegno", ha detto il ministro degli Esteri Giulio Terzi. "Esprimo la più sincera e profonda solidarietà - ha aggiunto - agli Usa".

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