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Cibi di qualità, la Sicilia è al top, Slow Food tutela altri 5 prodotti

Nuovi presìdi per l’associazione: l’Isola è ora la regione che ne ha ottenuto il maggior numero dal 2000 a oggi. Ecco dove trovarli e come riconoscerli

PALERMO. La Sicilia è la terra dei presìdi. Cioè di quei prodotti che Slow Food, l'associazione che promuove il cibo buono e di qualità, sceglie di tutelare e valorizzare. Ne sono nati altri cinque nell’Isola che per questo prenderanno parte al prossimo Salone del gusto che si svolgerà a Torino a ottobre, assieme ai due presidi riaperti dopo una riorganizzazione dei produttori, ovvero la fragolina di Sciacca e Ribera (Agrigento) e il melone cartucciaru di Paceco (Trapani). I nuovi progetti a tutela della biodiversità agricola siciliana riguardano il carciofo spinoso di Menfi (Agrigento), il cavolo trunzu di Acireale (coltivato nel Catanese) coltivato sui terreni lavici dell'Etna, il fagiolo cosaruciaru di Scicli (Ragusa), il pomodoro siccagno dell'alta valle del Belice (provincie di Caltanissetta e Palermo) e l'alaccia salata di Lampedusa (Agrigento). Le new entry si aggiungono ai 26 presìdi già attivi in Sicilia, che è così la regione che ne ha realizzato il maggior numero dal 2000 a oggi, dunque 33 su un totale di oltre 200 a livello nazionale.
Tra i nuovi presidi c’è il cavolo trunzu di Aci, ortaggio tipico del catanese. «Per dar vita a un nuovo presidio - spiega Anna Mario Grasso, responsabile del presidio territoriale della condotta di Catania - è necessario che un alimento sia presente in una specifica area geografica da almeno 50 anni». Alla biodiversità si aggiunge il sostegno e lo sviluppo dell'economia locale: ecco perché nascono le «alleanze» fra ristoratori e produttori.
Ma quali sono i vantaggi dei cibi targati «Slow Food»? «Qualità, salubrità degli alimenti e gusto originale - spiega Serafina Di Rosa, responsabile Slow Food del presidio Pane Nero di Castelvetrano -. Il prodotto sarà come originariamente i nostri contadini, fornai, pescatori o casari lo realizzavano. Il pane nero ad esempio è realizzato con l'antica farina locale timiia miscelata a quella di grano duro siciliano. Impasto e cottura seguiranno regole precise. Per esempio, prima della cottura l'impasto dovrà lievitare a lungo e attraverso l'uso di lievito naturale, cosiddetto "lu criscenti"». Il prezzo del pane nero di Castelvetrano con marchio Slow Food si aggira sui 3 euro al chilo. «I prezzi dei nostri cibi - spiega Paolo D'Amore responsabile Slow Food del presidio Susine Bianche di Monreale - è di base maggiore rispetto a quello degli stessi alimenti commerciali venduti sul mercato. Un vasetto di susine bianche da 180 grammi costa circa 7 euro, con Iva e trasporto incluso. A guadagnarci però sono la salute e il palato. Le susine bianche, per esempio, stavano per scomparire perché sono frutti poco adatti all'esportazione e perché troppo piccole, anche se dolcissime, e tendono a rinsecchirsi. Applicare tecniche tradizionali e manuali costa ovviamente tempo e fatica». Il rispetto della biodiversità non si ferma alla genuinità del prodotto. «Dietro una fetta di pane nero Slow Food - conclude Serafina Di Rosa - ci sta tutta la storia e la cultura di un popolo». Acquistare prodotti Slow Food è semplice: basta recarsi dal produttore associato a «Presidio Slow Food» che espone il marchio oppure consultare sul sito www.fondazioneslowfood.it l'elenco aggiornato con i relativi contatti.

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