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Bevilacqua: "Ci sono troppi dipendenti, la Regione va messa a dieta"

Parla il presidente dell'Autorità portuale di Palermo. "Urgente varare procedure di legalità e trasparenza. Bisogna puntare sul turismo e soprattutto risolvere il problema dei collegamenti, dai porti alle autostrade"

PALERMO. Ha ricevuto offerte per la candidatura a sindaco, non lo ammette ma ha detto no. E ora che si è liberata la prima poltrona di Palazzo d’Orleans il presidente dell’Autorità portuale di Palermo Nino Bevilacqua sempre non lo ammette ma dice ancora no, «non sono pazzo». Progettare e valorizzare è il suo mestiere e lo sa fare. E infatti c’è un nuovo porto a Palermo e la stazione marittima progettata da Italo Rota è a lavori in corso. C’è un Porto d’Arte a Castello a Mare dove arrivano le star irraggiungibili per tutti tranne che per Nino Bevilacqua. E a Termini Imerese dove fino al 2007 c’era solo mare, ora partono e arrivano le navi commerciali.



Tecnicamente bello e possibile, Nino Bevilacqua dieci anni fa era una promessa della squadra di centrodestra Miccichè Cammarata, sempre in posizione autonoma e mai yes man. E oggi che la politica regionale non sa cosa fare e si ritrova con tredici candidati, il presidente dell’Autorità portuale è ricercato ed è un interlocutore possibile per tutti gli schieramenti anche contrapposti. E’ in cima a una carriera di progettista di strade, porti, aeroporti, ponti, tratte ferroviarie, pure il raccordo anulare di Roma, Ortigia, il ponte sul Simeto. Per i palermitani è l’uomo della Cala: la Cala che era il buco nero dei liquami di Palermo e ora è diventata bianca e fresca d’erba intorno al semicerchio delle barche a mare: tutto firmato Nino Bevilacqua, docente di Ingegneria stradale.



Che farebbe uno come lui per portare la Sicilia fuori dalla crisi? Ipotizza una nuova squadra di amministratori regionali, dieci-venti persone che saranno il braccio operativo della presidenza, scelti subito per bravura, si sappiano i nomi prima delle elezioni e chi vota capirà. Il fattore tempo al primo posto: «Un tempo prefissato e obbligatorio per tutti i settori della vita regionale, il tempo ha più valore del denaro». E perchè, si chiede, «a tre mesi dalle elezioni ci sono tredici candidati e nemmeno un programma?».
C’è poi «il gesto che attrae investimenti. Da presidente dell’Autorità portuale ho riaperto le speranze degli imprenditori di crociere rinnovando una passerella che è costata settantamila euro». E infine lo sbarramento alla serie nera dei presidenti coinvolti in vicende giudiziarie di mafia, e attenzione fin dal primo giorno: «Non possiamo rischiare per la terza volta di avere problemi di legalità con il presidente della Regione». Ma ecco l’intervista.


SE PER IPOTESI DIVENTA QUELLO CHE NON VUOLE DIVENTARE E SI RITROVA CON 22 MILA DIPENDENTI REGIONALI E UN NUMERO DI FORESTALI CHE BATTE IL RECORD MONDIALE, COSA FA?


«Non sono un politico, faccio un altro mestiere, ma quello che mi sembra più clamoroso dei dipendenti regionali e dei forestali è che non ci sia nemmeno un programma per tanti che vogliono fare il presidente. Senza programmi come si possono fare le primarie? Sui forestali va bloccato il nuovo ingresso che si ripete ad ogni mese di maggio, va rivisto il sistema di pagamento per dodici mesi di persone che lavorano solo da giugno a ottobre ma hanno superato i 150 giorni annuali, la Regione non può più permetterselo».


MANDEREBBE A CASA 2.000 DIPENDENTI DELLA REGIONE?


«Prepensionamento per snellire e ringiovanire la macchina regionale».


LA SUA MOSSA PIÙ RIVOLUZIONARIA DA PRESIDENTE?


«Andrei come nelle aziende, dove le macchine funzionano con i bravi guidatori. Per il mio capo amministrativo all’Autorità portuale ho preteso il merito riconosciuto: ho chiesto un dirigente adeguato al Provveditorato alle Opere pubbliche e mi hanno trasferito la persona scelta. Non ho cercato l’amico e non l’ho chiesto a un politico».


E COME SCEGLIEREBBE I DIRETTORI REGIONALI?


«Per merito e per bravura, e farei i nomi prima ancora di quelli degli assessori che per prassi vengono scelti su accordi politici. Ma la macchina regionale dalla quale dipende la vera svolta e il futuro, no: il candidato presidente non lo faccia per politica ma per merito, e dica i nomi prima».


SE ALLA REGIONE UNA CONFERENZA DI SERVIZI CHE DOVREBBE ACCELERARE SI ALLUNGA PER ANNI E ANNI, COME IMPORRE IL RISPETTO DEL FATTORE TEMPO?


«Regole tassative per il tempo che è efficienza, in qualsiasi attività in maniera maniacale, un’opera deve essere realizzata nei tempi, un parere in ore, il fattore tempo viene prima dei costi nell’assegnazione degli appalti. Tutti i paesi in via di sviluppo mettono ai primi posti il fattore tempo».


TUTTE LE INDIVIDUANO NEL TURISMO E BENI CULTURALI I SETTORI CHE GUIDERANNO LO SVILUPPO.


«Condivido pienamente, ma un sito come Morgantina è turistico e culturale se è raggiungibile. Se non ci sono servizi di supporto non c’è ritorno economico. L’accessibilità va al primo posto, abbiamo centri urbani come Palermo, Messina, Catania, che non hanno connessioni fra porti, aeroporti e autostrade. Iniziamo con la viabilità primaria fra porto e autostrade, è prioritaria rispetto a tutti gli investimenti».


SEMBRANO TEMPI LUNGHI.


«In un mandato di cinque anni si può fare, l’autostrada Catania-Siracusa è stata fatta in 4 anni, la Palermo Messina in quaranta, senza la viabilità primaria gli investitori stranieri in Sicilia non li porteremo mai. Ma se capiscono che ci sono progetti veri e definiti, seri, programmano anche sui cinque anni. I programmi a medio termine sono una garanzia per l’interlocutore. Con una nuova passerella al porto di Palermo gli armatori hanno capito la buona volontà, ci hanno creduto e i crocieristi sono passati da 150 mila iniziali con 14 navi a 700mila con 350 navi».


E LA PRIMA COSA NEL GIORNO DELL’INSEDIAMENTO A PRESIDENTE?



«C’è un problema che è scritto in un qualsiasi libello e non possiamo trascurarlo: la trasparenza e la legalità sono alla base di tutte le procedure. Non possiamo cadere per la terza volta, vanno definiti protocolli ristretti con le autorità giudiziarie e le prefetture».
 

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