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Caso Scarpinato riapre corsa alla procura generale di Palermo

Il magistrato è stato bacchettato per le parole pronunciate durante la commemorazione del giudice Paolo Borsellino e rischia di vedere sfumare le chance di spuntarla sul candidato favorito, Francesco Messineo

PALERMO. La scure del trasferimento per incompatibilità ambientale che incombe sul pg di Caltanissetta Roberto Scarpinato e il rischio di un procedimento disciplinare a carico del magistrato, bacchettato per le parole pronunciate durante la commemorazione del giudice Paolo Borsellino, potrebbero rimescolare le carte della già confusa partita per la corsa alla guida della Procura Generale di Palermo. L'ex pm del processo Andreotti il 19 luglio definì "imbarazzante" partecipare alle cerimonie ufficiali per le stragi di Capaci e via D'Amelio per la presenza "talora tra le prime file, nei posti riservati alle autorita", di "personaggi la cui condotta di vita sembra essere la negazione" dei valori di giustizia e di legalità per i quali Borsellino si è fatto uccidere.
Parole durissime per le quali, però, il magistrato ha incassato la solidarietà dell'Anm nazionale e di quella distrettuale. Ma se Scarpinato rischia di vedere sfumare le chance di spuntarla sul candidato favorito, l'attuale procuratore di Palermo Francesco Messineo, più votato in commissione, anche il capo dell'ufficio inquirente del capoluogo non dorme sonni tranquilli. Le polemiche sull'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, la clamorosa decisione del capo dello Stato di sollevare il conflitto di attribuzione con la Procura di Palermo per la storia delle intercettazioni illegittime delle sue conversazioni, la spaccatura tra procuratori aggiunti sulla fallita cattura del boss Messina Denaro non facilitano certo le cose a Messineo, ritenuto da molti troppo prudente e non in grado di tenere testa alle mille tensioni di un ufficio difficile da governare.
Il plenum del Consiglio Superiore che avrebbe dovuto decidere il caso Procura generale, dopo il 3 a 2 incassato da Messineo a giugno in commissione, slitta a settembre e a ottobre il gup dovrà pronunciarsi sul rinvio a giudizio del cognato di Messineo, accusato di ricettazione, altra nota dolente per il procuratore. In questi due mesi a Palazzo dei marescialli potrebbero esserci anche dei ripensamenti e il fascicolo potrebbe tornare in commissione per approfondimenti. Una partita
tutta da giocare, quindi, in cui potrebbero inserirsi nuovi candidati come Guido Lo Forte, procuratore di Messina che non ha mai revocato la domanda per la Procura generale di Palermo. Ma le sorti dell'ufficio inquirente presso la corte d'appello potrebbero avere ripercussioni anche per un'altra corsa importante: quella per la Procura del capoluogo. Senza capo qualora Messineo dovesse andarsene o, come pensano molti nel caso in cui non diventasse pg, dovesse scegliere la pensione. "Orfano" di Antonio Ingroia, che nel frattempo sarà in Guatemala per un incarico dell'Onu, l'ufficio che sta indagando sulla trattativa Stato-mafia vive un momento di grande confusione. In corsa per il vertice, oltre a Lo Forte, che però potrebbe optare per la Procura generale, ci sarebbero l'attuale procuratore di Caltanissetta Sergio Lari e Scarpinato. E sui delicati destini della Procura finiranno per incidere anche i tre posti di aggiunto che dovrebbero liberarsi: quello lasciato da Ingroia, quello lasciato da Ignazio De Francisci, all'unanimità designato dalla commissione del Csm avvocato generale e quello che potrebbe diventare vacante se Nino Gatto, in malattia da mesi, dovesse abbandonare per la pensione. In corsa per i tre posti, che potrebbero condizionare rapporti ed equilibri dell'ufficio, sono davvero in molti: dagli attuali pg Ettore Costanzo e Nina Sabatino, al capo dei pm di Termini Imerese Alfredo Morvillo, all'aggiunto di Caltanissetta Nico Gozzo, al procuratore di Barcellona Pozzo di Gotto Salvo De Luca e al sostituto procuratore della Dna Maurizio De Lucia. Insomma tanti candidati per tre posti chiave.

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