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Sicilia sul podio del Tour de France con Nibali: maglia gialla a Wiggins

Il ciclista messinese chiude al terzo posto la Grande boucle dietro i due corridori del team Sky. Secondo in classifica generale un altro britannico: Froome. Ultima tappa con arrivo a Parigi al campione del mondo Cavendish

PARIGI. E' inglese la lingua ufficiale del 99/o Tour de France. Bradley Wiggins indossa definitivamente la maglia gialla, come si sapeva da giorni, Mark Cavendish griffa l'ultimo sprint, il terzo in questa edizione della Grande boucle, il 23/o in carriera al Tour (meglio di lui solo André Leducq (25), Bernard Hinault (28) e il 'cannibale' Eddy Merckx (34).
Lo sprinter del Team Sky - squadra che piazza due corridori sui gradini più alti del podio di Parigi - si permette il lusso di fare le prove generali per la gara su strada delle Olimpiadi di Londra: quella che si concluderà a pochi metri da Buckingham Palace, tanto per essere precisi. La corsa a tappe francese per eccellenza che parla inglese fa notizia e, sotto certi aspetti, fa riflettere gli stessi organizzatori; l'anno scorso era stata la prima volta di un australiano, Cadel Evans, che quest'anno si é piazzato a un quarto d'ora dal vincitore, quest'anno la 'premiere fois' di un inglese, sia pure nato in Belgio, a Gand, una delle patrie del ciclismo.
Wiggins aveva vinto tutto su pista: dalle Olimpiadi ai Mondiali, adesso si è tolto lo sfizio di mettere il proprio sigillo su questa specie di 'campionato del mondo a tappe' su strada e lo ha fatto grazie anche alla preziosa (e spocchiosa) collaborazione del compagno di squadra Chris Froome, che in salita lo ha difeso, tenendolo al riparo dagli agguati di Vincenzo Nibali, terzo nella classifica finale, a oltre 6': il messinese è stato l'unico in grado di regalare qualche brivido in una corsa abbastanza monotona, 'chiusa', priva di colpi di scena e di conseguenza poco emozionante.
Il Team Sky, visto che andavano affrontati un centinaio di km complessivi a cronometro, ha puntato sul corridore più forte nelle sfide contro il tempo, Wiggins appunto, e gli ha affiancato lo scalatore più forte, il Froome con doppio passaporto keniano e britannico. Quest'ultimo ha dimostrato di sapersi difendere a cronometro e di essere nettamente più forte quando la strada cominciava a salire. Froome avrebbe forse pure potuto vincere, ma ha rispettato gli ordini di scuderia, i patti della vigilia e alla fine si è dovuto accontentare forse con qualche rimpianto. E' legato al Team Sky (che lo paga molto bene) da un altro anno di contratto ma, pur di vincere, sarebbe disposto a passare alla kazaka Astana, che a sua volta potrebbe permettersi il lusso di pagare una penale piuttosto ingente.
Un bravo a Nibali, per avere centrato l'obiettivo che si era prefissato alla vigilia. Voleva almeno il podio e podio è stato. Lo 'squalo dello Stretto', finché il problema al polpaccio non lo ha frenato, ci ha sempre provato, ma sui Pirenei - nel giorno in cui Basso lo ha trainato - non è riuscito a fare la differenza, soprattutto in discesa. A quel punto ha alzato bandiera bianca e, nelle ultime due tappe, ha cercato di limitare i danni, di conservare un terzo posto che, comunque, gli fa onore. Nibali non aveva lo squadrone di Wiggins pronto a sorreggerlo, né la padronanza dell'inglese nella cronometro.
Forse farebbe meglio a puntare sul Giro d'Italia, il prossimo anno: intanto dovrà concentrarsi sulle Olimpiadi, che sembrano fatte su misura per l'uomo-jet per eccellenza che arriva dall'Isola di Man e il cui nome è Mark Cavendish.

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