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Alla Regione scandali che non fanno scandalo

Alla Regione le sorprese non mancano mai. Alcune soddisfacenti, altre meno. È certamente positivo il fatto che, fra le pieghe del bilancio, siano saltati fuori quattordici milioni per il finanziamento della cassa integrazione.
Assai meno che si continuino a nominare consulenti esterni o che siano stati assunti nuovi collaboratori dei gruppi parlamentari all’Ars mentre gli stessi dipendenti dell’Assemblea aspettano gli stipendi di giugno. Sul primo punto non c'è molto da osservare. La situazione in Sicilia stava diventano difficile. L'esaurimento delle risorse disponibili per gli ammortizzatori sociali stava provocando guasti molto profondi. Per le aziende che, di fronte al calo della domanda, perdevano flessibilità sul fronte del personale. Per i lavoratori che vedevano in pericolo il loro reddito e soprattutto la dignità di fronte all'incalzare della crisi. La soluzione in arrivo non sarà probabilmente risolutiva perché,cono gni evidenza, le risorse non saranno sufficienti a soddisfare l'intera platea. Tuttavia servono a tamponare l'emergenza. A fronte di questa povertà di mezzi si contrappone la sequela di sprechi per i contratti ai consulenti (che da mesi condanniamo) e le nuove assunzioni a chiamata diretta. Perché? Non vogliamo entrare nel merito. Non discutiamo nemmeno la capacità e la preparazione delle persone chiamate a lavorare. Ci domandiamo solo se, vista la povertà delle casse regionali,non era possibile trovare una soluzione interna. Gli uffici degli assessorati non offrono mai professionalità adeguate al compito? Perché la Regione, ogni volta che si pone un problema, deve affidarne la soluzione a consulenti esterni? Senza contare che l'attuale giunta è vicina al capolinea. Proprio non si capisce. A meno di non lasciar spazio ai soliti dubbi di natura clientelare. Soprattutto adesso che le urne si avvicinano. Senza dimenticare che è stato proprio l'assalto alla diligenza a prosciugare le casse della Regione con un prezzo che viene pagato dalla Sicilia. A cominciare dai cassintegrati che vedono in pericolo il loro assegno, per continuare con i dipendenti dell'Ars ai quali gli stipendi questo mese arriveranno in ritardo. Per finire con i fondi destinati ai sette nuovi assunti dai gruppi parlamentari. Su questa notizia non abbiamo registrato reazioni. Né da destra, né da sinistra. Nessuno si è scandalizzato. Un silenzio assordante che preoccupa. Perché i favori c'è chi li fa e c'è chi li accetta. In silenzio. Tutti gli altri, cassintegrati compresi, sono costretti a sopportare gli sprechi senza fine.

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