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Sicilia, nel settore alberghiero licenziamenti e cassa integrazione

La crisi non investe più solo gli hotel piccoli e aperti nei mesi estivi, ma anche le grandi catene e gli alberghi di lusso. Guai anche per i 78 dipendenti dell'Acqua Marcia Caltagirone, distribuiti a Palermo e Catania tra Hotel delle Palme, Villa Igiea ed Excelsior

PALERMO. Crisi nera del settore alberghiero, che non investe più solo gli hotel piccoli e aperti nei mesi estivi, ma anche le grandi catene e gli alberghi di lusso. A farne le spese i dipendenti, spesso con venti o trent'anni di servizio alle spalle e poche possibilità di essere riassunti altrove.
I numeri della Fisascat Cisl parlano di due anni di cassa integrazione in deroga per 78 dipendenti dell'Acqua Marcia Caltagirone, distribuiti a Palermo e Catania tra Hotel delle Palme, Villa Igiea ed Excelsior. Nelle ultime riunioni il gruppo ha annunciato che chiederà ai dipendenti la trasformazione del contratto da tempo indeterminato full time a tempo determinato full time, con una media di sette mesi all'anno di lavoro. Grosse difficoltà anche per l'hotel Ponte, chiuso tre mesi fa col conseguente licenziamento di 23 dipendenti. «Io sono stato licenziato il 20 febbraio scorso dopo più di 30 anni di lavoro - afferma Giuseppe, chef -. Se non saranno rispettati i patti per la liquidazione, prenderemo provvedimenti contro l'azienda».
Storie che si aggiungono alla chiusura dell'Hotel Sole due anni fa, ai problemi dell'Hotel Centrale, entrambi a Palermo, alle difficoltà dello Zagarella a Santa Flavia, riaperto dopo due anni di ristrutturazione e acquisito dal gruppo Domina, e del Valtur di Finale di Pollina, in amministrazione straordinaria e con il personale che lavora «a chiamata».
Un panorama sconfortante, «che nasce dal fatto che il costo del lavoro in Sicilia è talmente alto che non consente più i numeri di un tempo - analizza Giuseppe Cassarà, vicepresidente nazionale dell'Ente bilaterale del turismo, intervenendo a Ditelo a Rgs -. Abbiamo superato l'obiettivo degli oltre 100 mila posti letto, ma non si riesce ad applicare la tariffa ridotta. Il risultato è che anche gli alberghi di città soffrono. Il problema non sono gli stipendi, ma i costi riflessi. A Milano possono tenere tariffe più alte, avendo un costo del lavoro uguale al nostro. E poi abbiamo la concorrenza dei Paesi frontalieri. Basti pensare che in Tunisia si può andare in pensione completa con trenta euro». Il presidente di Confindustria Palermo, Alessandro Albanese, punta alla «destagionalizzazione. Non si può più rimandare a Palermo la realizzazione di quel centro congressi di cui abbiamo estremo bisogno. E poi la città deve essere attrattiva, con servizi che funzionano e con offerte culturali di buon livello».
Il segretario regionale della Fisascat Cisl, Mimma Calabrò, apre alla possibilità di conoscere i piani industriali dei gruppi alberghieri e trovare soluzioni condivise, «anche contratti con costi più bassi per una fase di start-up e l'inserimento di nuova forza lavoro giovane. Bisogna fare strategie comuni tra gli assessorati regionali, usare lo strumento importante della bilateralità». Ma solleva anche l'urgenza di lottare contro il lavoro nero: «Fare emergere le sacche di illegalità in questo settore è difficile, ma è fondamentale. E' difficile perché c'è molta stagionalità e poi i controlli non riescono ad essere a tappeto. Ma così la sofferenza della forza lavoro è enorme».

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