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Falcone, la scuola e una partita a pallone per la legalità

Esce per le Edizioni Iride il racconto di Giuseppe Cadili, giornalista ed insegnante, da cui Pasquale Scimeca ha tratto un corto che andrà a Venezia. La prima copia sarà consegnata al presidente Napolitano all'aula bunker di Palermo

PALERMO. Una storia in una storia che commuove, emoziona e ti indica il solco fra chi va avanti a testa alta e chi si perde nei mille rivoli della vita. In questa storia c’è un giudice ucciso vent’anni fa, un giornalista-docente, le Madonie, un racconto e la voglia di lanciare un sassolino in pieno volto contro Cosa nostra. Ecco, questo pezzo è dedicato ai tanti di noi che ogni giorno voltano le spalle alla lotta quoti- diana contro la mafia, a chi dimentica che non è indispensabile andare in giro scor- tati ed entrare nelle aule di tribunale per fare della nostra una società libera dai boss. Basta molto meno.
Giuseppe Cadili ha unito le passioni della sua vita: il giornalismo e la docenza al Convitto nazionale di Palermo. Due passioni che sono diventate un racconto (adesso anche un libro edito da Iride Edizioni, gruppo Rubbettino) destinato alla messinscena cinematografica. La prefazione è stata scritta dalla professoressa Maria Falcone, il disegno che campeggia sulla copertina è stato realizzato da Giu- seppe Franzella, palermitano, docente presso la scuola del Fumetto del capoluo- go siciliano e componente dello staff di disegnatori per Brendon. I disegni che al- l’interno del libro illustrano invece alcuni momenti del racconto sono stati realizzati da un altro fumettista palermitano, Giuseppe Morici.
Un sogno che è cominciato nell’ottobre del 2011 e che in breve tempo è diventato realtà grazie al contributo del regista siciliano Pasquale Scimeca, che si è subito innamorato dell’idea.
“Quest’anno è il ventennale delle stragi di Palermo – racconta Cadili –, ho pensato di portare avanti un progetto che restasse nel tempo. Mi ha sempre colpito ciò che diceva Foscolo: la poesia è eternatrice. Oggi lo sono le immagini, in particolare il cinema. Da qui l’idea del racconto e poi di fare in modo che diventasse un cortome- traggio”. Un racconto in parte autobiografico. Anche Cadili viene dalla provincia, da Caltavuturo, nelle Madonie ed ha studiato per otto anni, dalla prima media sino al diploma di maturità classica, al Convitto. Ed è proprio la catena montuosa che caratterizza il panorama palermitano a fare da collegamento fra l’autore e altri protagonisti del cast: il regista Pasquale Scimeca è nato ad Aliminusa, mentre l’attore Vincenzo Albanese (Luciano Liggio nel film su Placido Rizzotto) e l’aiuto regista Maurizio Qua- gliana sono originari di Caltavuturo.
La trama del cortometraggio, cha andrà al Festival del cinema di Venezia, è quella del tentativo di truccare una partita di calcio fra ragazzini da giocare al Convitto nazionale dove, negli anni Quaranta, frequentò le elementari Falcone. Sullo sfondo proprio il giudice e i suoi ideali.
“In questo racconto ci sono i pilastri su cui ognuno di noi dovrebbe costruire la propria casa della legalità: la famiglia, l’istruzione e i veri modelli, come Falcone, Borsellino e tutte le altre vittime di mafia che hanno svolto fino in fondo il proprio dovere per affermare i principi di giustizia, democrazia e libertà”. “Le nostre idee cammineranno sulle vostre gambe” diceva il giudice. Una frase che diventa concreta in questa bella storia.
“Ho voluto dare un esempio a mio figlio cedendo tutti i diritti per l’utilizzo cinematografico affinché vadano in beneficienza per la costruzione di un college in Ecuador destinato ai bambini di strada. Si chiamerà Falcone. Quando ho firmato il contratto di rinuncia ad ogni guadagno c’era scritto che così davo il mio contributo nella lotta a Cosa nostra. Questa è l’eredità che lascio a mio figlio”.

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