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Calì: stop ai candidati imputati in processi di mafia

L'ingegnere sarà uno dei cinquanta candidati di una lista civica che sarà stilata dagli assessori regionali Armao e Russo. Ecco la sua richiesta. Il veto anche per reati gravi contro la pubblica amministrazione

PALERMO. Nel suo passato si è impegnato in più occasioni in lotte contro le illegalità, in particolare, all'interno degli ordini professionali. In quel contesto, infatti, finora si è mosso, guidando per alcuni anni l'ordine degli Ingegneri. E per candidarsi alle prossime elezioni amministrative non cambia linea. Alessandro Calì sarà uno dei cinquanta candidati di una lista civica, che sarà stilata dagli assessori regionali Gaetano Armao e Massimo Russo. Sosterrà Massimo Costa. Ma prima di dare la disponibilità a candidarsi ha fatto una richiesta precisa. Ha voluto che la lista adottasse le norme previste nel codice messo a punto dalla commissione parlamentare antimafia nel 2010. Il testo prevede che, oltre ai condannati, non si possano candidare neanche gli imputati. Non solo per reati di stampo mafioso, ma anche per reati gravi contro la pubblica amministrazione. Armao e Russo glielo hanno garantito. E Calì punta a estendere le stesse condizioni anche alle altre liste che si presenteranno alle amministrative. La porta, dunque, viene chiusa a chi sta scontando pene detentive e a chi è stato condannato con sentenza anche non definitiva. Tra i reati contestabili rientrano l'estorsione e il riciclaggio. Il codice prevede che gli impegni assunti dalla lista vengano condivisi pure dagli altri partiti che aderiscono alla stessa coalizione. Sarà, quindi, necessario per i partiti che sostengono Costa aprire un dibattito su questo tema. L'ex presidente dell'ordine degli Ingegneri di Palermo in passato è stato autore del libro dei «Disordini», in cui ha denunciato le disfunzioni che ha notato negli ordini professionali siciliani. Ma anche protagonista della radiazione di chi ha violato alcune norme deontologiche.
Nei giorni scorsi il centrosinistra si era mosso in una direzione analoga, ponendo alcuni paletti alle candidature per il consiglio comunale. I quattro candidati alle primarie si sono impegnati a sottoscrivere un codice etico. Nel corso del primo confronto pubblico, al centro Pio La Torre, hanno ribadito che, in caso di vittoria alle consultazioni, non accetteranno, nelle liste che sosterranno la loro candidatura, coloro che hanno precedenti penali o hanno subito condanne. Una posizione che rispecchia quella di Fabrizio Ferrandelli che, con Palermo Più, cartello che racchiude 39 movimenti, aveva sottoscritto un codice che determinava alcune condizioni di incandidabilità: «no» a condannati o a chi presenta conflitti d'interesse.

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