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Multiservizi verso la chiusura, ma prima 122 assunzioni

Sentenze dei tribunali del lavoro di Palermo e Agrigento: i precari hanno vinto la causa. Costeranno 4 milioni e mezzo l'anno. Il commissario liquidatore: vicenda assurda

PALERMO. La Multiservizi, società partecipata dalla Regione, sta chiudendo. La procedura di liquidazione è, di fatto, ultimata. Ma prima di sgomberare gli uffici, il commissario liquidatore dovrà assumere almeno 122 persone al costo di 4 milioni e mezzo all’anno. Personale che poi transiterà nelle file di un’altra partecipata e dunque graviterà stabilmente nell’orbita regionale. Risultato: i dipendenti della Regione crescono ancora, e con loro la spesa, creando un precedente che può estendersi ad altre partecipate. Cronaca di una vicenda che la stessa Anna Corsello, commissario liquidatore della Multiservizi, definisce assurda. La società si occupa di servizi presso le Asp e presso gli assessorati Sanità e Attività produttive della Regione. È nata sotto il governo Cuffaro raggiungendo velocemente i mille dipendenti. Ora si apre il caso dei precari. Arruolati formalmente con contratti a tempo determinato e per mezzo di società di lavoro interinale, hanno fatto ricorso per ottenere la stabilizzazione sostenendo che il loro è stato un contratto a tempo indeterminato dissimulato dall’incarico a tempo.
Ora, nel pieno della procedura di liquidazione, i tribunali del lavoro di Palermo e Agrigento hanno iniziato a emettere le prime sentenze accogliendo la tesi dei precari: non sarebbero state rispettate nè sotto il profilo sostanziale nè sotto quello formale le procedure del decreto legislativo 276 del 2003 che regolano i contratti atipici. I contratti siglati dalla società non sono corretti, da qui la condanna a trasformarli in assunzioni a tempo indeterminato facendo scattare la data dell’assunzione dal momento della firma del primo contratto e riconoscendo anche arretrati, scatti e ferie. Inoltre, l’ispettorato del lavoro di Agrigento dopo una verifica ha riconosciuto l’illegittimità delle procedure aggiungendo anche una sanzione alla società. A questo punto la liquidazione non può proseguire. E con essa si blocca pure l’operazione che prevede che la Beni culturali spa assorba la Multiservizi e anche Biosphera dando vita a una mega-società da quasi tremila dipendenti. Per portare avanti il piano di riduzione delle partecipate varato da più di un anno occorre definire il caso dei precari. La Corsello nel dossier inviato all’Ars ha sottolineato che «considerato che la società è in liquidazione, l’assunzione di altri dipendenti non sembra conforme alla ratio del contenimento della spesa sul cui presupposto è stato adottato il piano di riordino delle partecipate». D’altro canto però lo stesso commissario informa che «i legali che assistono la società consigliano di definire con accordi transattivi la vicenda». Tradotto, in caso di ricorso contro le sentenze di primo grado la Regione probabilmente perderebbe. «Se raggiungessimo un accordo con i ricorrenti - spiega la Corsello - eviteremmo almeno il pagamento di arretrati e sanzioni visto che la transazione prevederebbe appunto che loro rinuncino a far scattare l’assunzione dalla data del primo contratto accontentandosi del posto fisso da adesso. Ma il danno c’è ugualmente perchè dovremmo pagare a vita personale di una società che sta chiudendo». Ma per Riccardo Savona «il governo non deve più ritardare l’assunzione». Dello stesso avviso il Pd con Giovanni Di Benedetto. E per Marianna Caronia del Pid «la Regione deve assumere questi lavoratori senza costringerli a scendere in piazza per rivendicare un loro diritto».

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