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Gelo con la Juve, Lo Monaco difende gli arbitri

CATANIA. Il clima è gelido e il meteo, per una volta, non c'entra. Tra la Juventus e il Catania è sceso il grande freddo. Le lamentele del tecnico bianconero Antonio Conte per i rigori non accordati alla sua squadra non sono piaciute affatto ai rossazzurri, prossimi avversari della capolista nell'anticipo di sabato sera a Torino.
La replica di Pietro Lo Monaco, amministratore delegato della società etnea, non si è fatta attendere: "Quelle di Conte - ha detto il dirigente a Panorama.it - sono dichiarazioni fuori luogo. Di professione fa l'allenatore e non il dirigente. Dovremmo avere comportamenti che non aizzano gli animi di chi segue questo nostro mondo un po' sbrindellato. Credo che le decisioni arbitrali vadano accettate così come sono". Lo Monaco ostenta tranquillità, ma in casa etnea affiora la sgradevole sensazione che le parole di Conte possano mettere sotto pressione l'arbitro dell'anticipo di sabato: Brighi di Cesena. Una designazione che evoca ricordi poco piacevoli per la formazione rossazzurra. Il bilancio con il direttore di gara romagnolo è sfavorevole (5 vittorie, 3 pareggi e 8 sconfitte): negli ultimi tre incroci con Brighi, il Catania non ha mai vinto collezionando un pari nell'unico precedente stagionale (3-3 a Novara con un gol regolare annullato a Delvecchio per fuorigioco) e due sconfitte, inclusa quella contestatissima in trasferta contro la Roma del gennaio 2011 (4-2 per i giallorossi con due reti convalidate ai padroni di casa tra proteste vibranti). La squadra di Montella, inoltre, è quella che ha beneficiato del maggior numero di rigori in questa stagione (7). Numeri che Lo Monaco accoglie senza fare una piega: "Fino a una settimana fa si parlava di una classe arbitrale buona e improvvisamente per una decisione opinabile si tirano fuori tutte queste storie? Gli arbitri italiani sono i migliori al mondo. Calciopoli? Non ha senso evocarla. Si potrebbe benissimo dire che stiamo mettendo le mani avanti. Era un atteggiamento classico della Prima Repubblica: quando si subiva un presunto torto si attaccava la categoria nella speranza di ottenere un atteggiamento diverso la domenica successiva. Preoccupato? Non temo nulla".

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