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Chiude Brico Arrigo

PALERMO. Chiude Brico Arrigo di via Savonarola e scatta la mobilità per diciotto dipendenti. Un altro pezzo del tessuto e della tradizione commerciale locale, una media struttura di vendita, si piega alla crisi dei consumi, schiacciata nella morsa della concorrenza dei centri commerciali. Aperto da 13 anni, il brand Brico Arrigo, società Ferramenta Arrigo, si è distinta nel settore dell'utensileria, ferramenta, hobbystica, complementi d'arredo e casalinghi.
Dal prossimo aprile abbasserà le saracinesche definitivamente, e i lavoratori, diciotto (tre sono stati già licenziati), entreranno nell'agone della mobilità. Un annuncio che i fratelli Arrigo non avrebbero mai voluto fare. Dal primo marzo avvieranno la vendita straordinaria della merce esistente. Un mese per svuotare i magazzini. Parte dell'attività aziendale sarà trasferita nell'altro punto vendita, in via Savonarola 42, con insegna «Atelier della Casa».
Brico Arrigo è soltanto l'ultima di una lunga serie di chiusure e crisi di attività commerciali, rimaste con le armi spuntate per fronteggiare il devastante declino dei consumi. Prima c'è stata la Coop 25 Aprile che ha dimezzato i negozi e messo in mobilità 92 dipendenti (la vertenza è ancora aperta e sarà definita all'ufficio regionale del lavoro. Filcams, Fisascat e Uiltucs chiedono la cassa integrazione a rotazione per tutti i lavoratori); la Indomar auto (un anno di cig per 8 impiegati); Ceifa (8 in mobilità); Elauto (9 in mobilità); Li Vorsi (53 in cig gennaio/aprile).
«Abbiamo provato a chiedere un mutuo bancario con la garanzia delle proprietà personali - dice amareggiato l'amministratore della Brico Arrigo, Giovanni Battista Arrigo -, ma non ce l'hanno concesso. Neppure l'anticipazione delle fatture per i crediti che vantiamo da alcuni clienti, falegnami e fabbri».
Ma la crisi e la mancanza di liquidità non sarebbero le sole cause che hanno determinato la chiusura del punto vendita. «La responsabilità di ciò che sta accadendo è in capo pure all’irrazionalità della politica cittadina - scrivono in una nota i fratelli Arrigo -. Quest'ultima, in occasione della chiusura dell'incrocio di via Perpignano, è rimasta immobile alle istanze e alle proteste dei commercianti della zona, che hanno più volte dichiarato di trovarsi in difficoltà a causa della perdita del 30-40 per cento di fatturato, acutizzata dalla chiusura dell'asse viario».
Sotto la lente d'ingrandimento c'è anche la pianificazione e la razionalizzazione della rete di vendita cittadina. «La mancanza di un programmazione commerciale e la parallela apertura dei centri commerciali - continuano i fratelli Arrigo - ha determinato inevitabili squilibri tra le medie e le grandi strutture di vendita, a danno delle piccole e medie imprese locali».
Un conto salato per le imprese palermitane, colpevoli però di non aver saputo fare rete per arginare gli effetti dell'arrivo in città della grande distribuzione organizzata. «Non ci rimane altro che augurare migliori risultati a tutti gli imprenditori che insistono e resistono nella zona di via Perpignano - concludono i fratelli Arrigo -. Solidarietà nei nostri confronti? Non l'accetteremo dai politici».

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