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Noi, piccoli e medi imprenditori al collasso

Sos dal settore dei lavori pubblici. "Con le poche gare in appalto, le aggiudicazioni di questi mesi e il rispetto di tutte le norme si lavora in perdita. In questo modo falliremo tutti"

Ultimo SOS dalle piccole-medie imprese siciliane (lavori pubblici). Siamo al collasso, non si può andare avanti con ribassi che vanno dal 25 al 45% (n.b. ho il dubbio che chi mette un ribasso del 45%, o fa riciclaggio di denaro sporco, oppure lavora con operai non in regola e non paga i fornitori e usa materiali scadenti o non so cosa…) Troppe poche gare in appalto, e con le aggiudicazioni a questi livelli, facendo i lavori a regola d’arte, con operai in regola e rispettando le norme che regolano la sicurezza nei luoghi di lavoro, si lavora maledettamente in perdita. Le imprese siciliane hanno accumulato con le banche (che se chiudono i rubinetti ci fanno scomparire con un solo schioccar di dita), negli ultimi tempi, in media 200 mila euro di debiti a testa, solo per mantenere la forza lavoro, per evitare di licenziare qualcosa come centomila operai. Nel 2010 hanno chiuso i battenti circa 3.000 aziende, mentre ne sono nate 1.500 nuove, quindi abbiamo perso 1.500 imprese. Solo nel primo trimestre del 2011, abbiamo perso 2.445 imprese, non abbiamo i dati di tutto il 2011, ma se facciamo una proporzione, non c’è niente di buono. Chiediamo aiuto all’assessore regionale alle infrastrutture Russo e al governatore Raffaele Lombardo: La legge sugli appalti, così com’è, non funziona, i comuni e i vari enti siciliani non pagano, (con i fondi che dovrebbero pagare i lavori eseguiti alle imprese, pagano gli stipendi dei dipendenti pubblici) il patto di stabilità fa solo danno … fra qualche mese saremo tutti falliti. L’ A.N.C.E. e Confindustria non parlano dei problemi reali, non rappresentano nè difendono le piccole–medie imprese. BASTA!!! Intanto, RIBELLIAMOCI!!! Nelle prossime gare abbassiamo i ribassi mantenendoli sotto l’8 percento, solo così porteremo un poco di meritato utile per garantire ai nostri dipendenti il posto di lavoro e alle nostre martoriate aziende la continuità. Usiamo la nostra intelligenza, non siamo delle pecore da mungere o delle tigri da abbattere, dimostriamo che siamo robusti cavalli che tirano enormi carri carichi di centinaia di migliaia di lavoratori, per tenere in vita l’economia e il futuro della nostra amata terra.
P.S. sul giornale qualche giorno fa ho letto di fondi UE a rischio se non si realizzano le opere. Negli ultimi due anni in tutta Italia 2.800 suicidi di piccoli imprenditori. Quanti morti ci devono essere prima che si trovino le soluzioni. O dobbiamo aspettare ciò che sta accadendo in Grecia?
Giuseppe Tamburello Partanna

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