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"Complotto contro il Papa", il Vaticano replica: farneticazioni

Il caso raccontato durante il programma televisivo dal qiornalista Marco Lillo, autore di un articolo su Il Fatto Quotidiano. Secondo il cronista ne avrebbe parlato l'arcivescovo di Palermo Romeo

ROMA. "Si tratta, evidentemente, di farneticazioni che non vanno prese in alcun modo sul serio". Così il direttore della Sala Stampa Vaticana, Padre Federico Lombardi, commenta le notizie su un presunto complotto per uccidere Papa Benedetto XVI, che saranno pubblicate sul numero odierno de Il Fatto Quotidiano, anticipate ieri sera in tv durante la trasmissione Servizio Pubblico.
Secondo quanto riferito durante il programma televisivo dal qiornalista Marco Lillo, autore dell'articolo - scrive l'ANSA -, il Fatto Quotidiano scrive che sarebbe stato il cardinale Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, a parlare, durante un viaggio in Cina computo nello scorso mese di novembre, del fatto che il Papa sarebbe morto entro dodici mesi e gli sarebbe succeduto il cardinale Angelo Scola, ora arcivescovo di Milano. Sempre secondo il Fatto Quotidiano, il racconto del cardinal Romeo avrebbe indotto un altro cardinale, il colombiano Castrillon, che ne era venuto a conoscenza, a scrivere il 30 dicembre dello scorso anno, un appunto riservato in lingua tedesca e a inviarlo al Papa. Benedetto XVI lo avrebbe ricevuto alcuni giorni dopo.
Il cardinale Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, definisce, in una nota, "del tutto privo di fondamento" quanto gli viene attribuito oggi nel servizio pubblicato dal quotidiano "Il fatto quotidiano" circa l'esistenza di un complotto contro il Papa. "Appare tanto fuori dalla realtà - aggiunge - da non dovere essere preso in alcuna considerazione". Il cardinale Romeo conferma nella nota di avere fatto, nel novembre del 2011, un "viaggio privato, della durata complessiva di cinque giorni, nella Repubblica popolare cinese", come ricostruisce oggi il
quotidiano citando un documento anonimo che sarebbe stato fatto pervenire al Papa. "Del breve soggiorno, che si è limitato alla sola città di Pechino - puntualizza l'arcivescovo di Palermo - sono state opportunamente prevenuti, come da prassi, i competenti uffici della Santa Sede".

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