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Ossa e mutande più asciutte

La giornata di ieri, coi tempi che corrono, fu bellissima. La stinnuta durò di più dell’asciugata tanta era la robba che si aveva assummato. Tutto buono e benedetto. Ieri sera, un per esempio vi vi siete potuti affacciare al finestrone e vedere una bella luna tonda che ha passiato e le stelle, da tanto che non le potete vedere, magari vi sono sembrerate ca lucianu di più. Ecco magari questi sono i momenti che se vostra moglie vi chiama attipo: Pino trasi ca c’è un friddu ri muoriri”, voi ci dite, Affacciati tu invece ca ti quario io… Troppo sdillinqui? Ogni tanto ci vuole
Oggi, dicono gli scinziati, le buone notizie dovrebbero continuare. Nel senso che per tutta la matinata di oggi non ci sono ne chiuvuti né scurate. Verso le dieci ci dovrebbe essere il cielo ca uno può riconoscere da capo Zafferano a sua figlia arroccata a Mondello con lo zito.
Esatto: oggi è la classica mattinata che una poco di picciutteddi ca vanno a scuola a scuola non ci vanno. Loro dicono che “se la buttano” . Ai tempi miei si diceva “fare l’ora” perché anticamente quelli che non andavano a scuola si presentavano a piazzetta Meli dove c’era il giornale L’Ora che usciva di pomeriggio, prendevano i pacchi dei giornali e partivano attipo: “quantti nni murero L’Oraaaa” oppure “A tutti si purtaru”. E si facevano qualche lira per il pane con le panelle. Insomma con le mattinate così si partono tutti direzione Mondello, si pigghiano la 806 e accuminciano a fare casino che, di un lato, viene il cuore perché la gioventù è sempre troppo bella. Dall’altro veni ri chianciri perché un padre magari pensa: io mi levo il boccone dalla bocca (difficile mi pare…) e tu vai a scaminiare a Mondello?. Insomma, come in tutte le cose, nella gita a Mondello c’è un torto e una ragione.
L’importante è che prima delle due sono tutti a casa e magari nessuno ci addumanna: ma com’è che sei un poco attronzato? A maistra vi fici a lezione davanti u finistruni?
Di pomeriggio si può recuperare anche perché il tempo si guasta un poco. Verso le quattro infatti può essere che si mette a piovere. E poi il tempo resta un poco disturbato perché domani può essere che accumincia di nuovo a camurriare con acqua e vento ma che vengono dalla stessa latata. Lo sapete com’è il detto? Acqua i ravanti e vento i rarreri. Si fa questo augurio a una barca: di avere il mare senza scogli davanti e un bello vento che l’ammutta di dietro. E si dice quando uno ci vuole dire a un altro: basta ca ti nni vai, acqua i ravanti e ventu i rarreri.
Per quanto riguarda il resto della Sicilia non ci sono male notizie. Le strate principali sono tutte libere e oggi il buon tempo fece sciogliere un poco di neve anche se Monte Cuccio è ancora chino perché u friddu è friddu e quello resta così. Un poco di meno ma certo non è cosa di levarsi le calze. Per quello, amiche mie, vi avverto io. Mi ricordo che per noi giovanotti era il segno che cominciava… la caccia. A un certo punto ci guardavamo e dicevamo: i fimmini si livaru i quasetti. E si partiva a fare la collezione di timpulate. Anche se ogni tanto qualcuna si scattiava. Ma erano altri tempi.

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