Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Palermo, al Biondo in scena Macbeth in salsa coreana

Fino al 12 febbraio un'inedita reinterpretazione del regista coreano Tae-Suk Oh. Le tecniche, gli influssi e le atmosfere orientali si sposano con la drammaturgia occidentale

PALERMO. Il Teatro Biondo Stabile di Palermo apre nuovamente le porte ad un progetto in esclusiva mondiale: dopo il 'King Lear' taiwanese di Wu Hsing-Kuo, da domani (fino al 12 febbraio) è in scena 'Macbeth' l'opera di William Shakespeare in un'inedita reinterpretazione del regista coreano Tae-Suk Oh. Accompagnato dalla Mokwa Repertory Company, il regista Oh propone al pubblico palermitano un riadattamento del Macbeth nel quale le tecniche, gli influssi e le atmosfere del teatro orientale si sposano con la drammaturgia occidentale.
Una rappresentazione che, ha spiegato il regista, "risente molto dei cardini della filosofia orientale incentrata sulle due polarità complementari, Yin e Yang che caratterizzano il  pensiero orientale". Secondo questa filosofia ogni volta che una situazione si sviluppa fino alle sue estreme conseguenze, essa è costretta ad invertire il proprio corso trasformandosi nel suo opposto. Una simmetria rotazionale che richiama alla mente un movimento ciclico e continuo. "Ogni volta che una delle due forze arriva al suo massimo - continua il regista - essa contiene già in se stessa il seme del suo opposto. Yin e Yang si creano a vicenda, possono essere distinti l'uno dall'altro ma non separabili: si trasformano l'uno nell'altro. Questo comporta che i fenomeni non si producono per effetto di un atto creativo esterno a essi".
Nel caso specifico del Macbeth "la libertà d'azione e di decisione del protagonista è limitata - precisa il regista - per il sopraggiungere di un fatalismo a cui lui stesso non può sfuggire". Insomma nel Macbeth di Oh il bene e il male sono così intrinsecamente legati che "inevitabilmente l'uno sfocia nell'altro e in questo delicato equilibrio Macbeth ha una
responsabilità limitata in quanto vittima del fatalismo".  
Per il regista "il punto di vista coreano può offrire qualcosa di nuovo all'interpretazione di questo capolavoro. E' vero che ogni Paese ha la propria sfera di tradizioni, fatta di miti e leggende, ma in questo caso non c'é solo la mia Corea nell'opera, ma anche elementi della storia occidentale. Ho cercato di riunire gli elementi migliori sia delle tecniche occidentali che di quelle orientali, per rendere al meglio ciò che conta di più, la comunicazione".
Fondamentali saranno, infine, le musiche eseguite con strumenti tradizionali, che faranno da sfondo ai costumi evocativi e alle coreografie. Uno stile teatrale che unisce la pratica del sonmudo (arte marziale), al talchum (teatro delle maschere), al pansori (teatro musicale) e alle danze tipiche coreane.

Caricamento commenti

Commenta la notizia