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Il grande ritorno di Finardi

L'artista ha presentato il suo nuovo album Sessanta, che uscirà il 15 febbraio. Tra gli inediti anche il brano con cui parteciperà a Sanremo

MILANO. “Un insegnante d’arte diceva che un buon lavoro è quello che, ben radicato nel passato, affronta il presente e proietta al lavoro futuro. Sessanta è nato in questo spirito. Sono gli anni che compirò a luglio e gli anni che mi hanno formato.” Esordisce così Eugenio Finardi nel presentare il suo nuovo lavoro, labor limae di una carriera musicale ricca e poliedrica che ha saputo spaziare dal fado al blues, dalla musica sacra alla classica contemporanea alla prosa. Emozionato ma contento di rivivere la sua musica, a Milano ha presentato alla stampa il suo nuovo lavoro, Sessanta (produzione esecutiva EFsounds per Edel Italia su etichetta Cramps), che uscirà il prossimo 15 febbraio e che contiene tra i cinque inediti anche E tu lo chiami Dio, che ascolteremo alla 62esima edizione del Festival di Sanremo. Canzone non sua ma dell’esordiente Roberta Di Lorenzo, di cui ha “intuito la sua capacità compositiva”. E c’è grande attesa per il suo ritorno. Sarà infatti sul palco della città dei fiori con una canzone che è la “dimensione epica della musica”, dice, e lo farà dopo la partecipazione del 1985 e quella del 1999, su un testo che sicuramente attirerà l’attenzione del pubblico sia per l’interpretazione che per testo e musica. E durante la serata del giovedì, dedicata alle canzoni italiane che si sono affermate nel mondo, sarà accompagnato dalla cantante israeliana NOA e i SOLIS STRING QUARTET, rendendo omaggio alla tradizione napoletana con il brano “Torna a Sorrento – Surrender”. “Sono contento perché partecipo anche come editore. L’ho fatta ascoltare a Morandi il quale mi disse. Perché non la canti tu? Ed è impossibile dire di no a Morandi. Il Festival di Sanremo? Io l’ho già vinto partecipando con una piccola etichetta indipendente!”. Sorride parlando della sua prossima esibizione alla kermesse ligure. “La canzone appartiene a qualcosa di sacro. E nasce dalla domanda: qual è il senso di tutto ciò? È una canzone che mi commuove. La spiritualità è di tutti gli uomini, anche dei non credenti. È una canzone di tolleranza, che non vuole dividere ma unire. È un’esortazione al rispetto”.
È contenuta all’interno di questo triplo cd, Sessanta, ricco di ricerca e di bellezza musicale, ma anche di preziose collaborazioni. Tra questi il chitarrista Max Casacci dei Subsonica, che rielaborando a modo suo il brano “Nuovo Umanesimo”, dice: “Scherzando, al telefono, dopo i primi esperimenti gli ho detto: "guarda Eugenio che ti sto riportando sul palco del Parco Lambro!”. E continua. “Le canzoni di Finardi le ho scoperte insieme ai dischi dei Led Zeppelin, dei Pink Floyd e alla musica prog. Lui fu tra i pochi italiani che riuscii ad ascoltare con la stessa passione riservata agli stranieri. la sua musica era ricca di spazi strumentali (e di musicisti spettacolari). E ancora la firma di maestri di grande calibro come Carlo Boccadoro e Filippo Del Corno.

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