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I "Forconi" pronti a tornare in piazza

I leader del movimento annunciano: "I governi nazionale e regionale ci ignorano, non ci hanno convocati ai tavoli dei negoziati, e senza di noi un accordo non si può concludere"

PALERMO. Pronti a scendere nuovamente in campo ma senza penalizzare la Sicilia, che ha già pagato un prezzo troppo alto. Il movimento dei Forconi, che con uno sciopero di sei giorni lo scorso gennaio ha paralizzato l'economia siciliana, non disarma, anzi rilancia: «I governi nazionale e regionale ci ignorano, non ci hanno convocati ai tavoli dei negoziati, e senza di noi un accordo non si può concludere».


Quindi si ritorna in piazza, con nuovi metodi, che dovranno essere valutati, ma già si parla di occupazione dei Municipi, delle sedi dell'Agenzia delle entrate e di presidi davanti alle raffinerie di petrolio. Solo ipotesi per il momento, la decisione arriverà domani dopo un'assemblea che si
terrà, alle 18, alle Ciminiere di Catania e che si preannuncia dai toni tutt'altro che concilianti. «Avevamo previsto - anticipa uno dei leader dei Forconi, Mariano Ferro - una riunione soft, che sarebbe giunta dopo una serie di incontri con i governi nazionale e regionale.
Ma ci hanno ignorati e continuano a farlo. Non possiamo permetterlo perchè la nostra disperazione è autentica: noi non ci siamo nè addormentati nè venduti, allora rimettiamo in moto la macchina della protesta per avvisare chi non ci vuole ascoltare».


«Non bloccheremo l'economia siciliana - annuncia Ferro - non ci sarà il blocco dell'isola, perchè non siamo stupidi: questa terra ha già pagato un prezzo altissimo e non vogliamo fare la guerra tra isolani. Adesso la guerra sarà contro chi ci ignora: la politica e la sua 'strafottenzà. Ci saremmo aspettati anche un segnale a costo zero, come un decreto legge contro il 'taroccamentò dei prodotti agricoli, con l'inasprimento delle pene, con il sequestro dell'azienda, per chi imbroglia il mercato e i consumatori. Invece ci hanno ignorati».


Il movimento dei Forconi è «contro l'autarchia, perchè non si posso chiudere le frontiere» ma chiede una politica che «difenda l'eccellenza e la qualità siciliana, l'agricoltura su tutto, per tutelare le piccole e medie imprese». «Ma ci scontriamo con una totale indifferenza di governanti e politici - sostiene Ferro - una situazione che è vista da tutti i siciliani, non soltanto da noi. Sono loro, da Roma e Palermo, che stanno soffiando sul fuoco, giocando allo scaricabarile; non siamo noi, sono loro che alimentano la rabbia dei disperati, per questo i siciliani ci hanno appoggiato. Il tavolo Stato-Regioni senza di noi - conclude il leader dei Forconi - non ha senso, non ha alcun valore, allora dobbiamo tornare a farci sentire, malgrado tutto e tutti».

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