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Concordia, una musicista trapanese: cronaca di una notte tragica

Mi chiamo Giovanna Simonte e vivo a Trapani. Ascoltando le tante notizie che si rincorrono sia sui canali televisivi che su internet, ritengo opportuno dare il mio contributo alla cronaca di queste ore relativamente alla tragedia della Costa Concordia.
Lavoro per Costa Crociere da cinque anni come cantante e fino a venti giorni fa ero a bordo, dove sono rimasta per tre mesi consecutivi. Su questa nave ho effettuato quattro imbarchi e vi ho trascorso complessivamente quasi un anno della mia vita. Una nave assolutamente meravigliosa, anche dal punto di vista tecnologico.
Ieri sera, intorno alle 22.30 ho ricevuto una telefonata da Concordia da una coppia di amici marsalesi imbarcatisi sabato scorso e che erano in preda al panico: mi hanno descritto il black out durante la cena e il successivo inclinarsi della nave; in sottofondo, oltre le grida delle persone, ho sentito distintamente il segnale di allarme generale che durante i corsi di familiarizzazione in nave ci viene, tra le altre cose, insegnato alla perfezione: sette fischi brevi ed uno lungo. E' il segnale più temuto, indica la necessità di raggiungere i punti di riunione e, nei casi più gravi, può preludere all'abbandono della nave.
Ho quindi suggerito ai miei amici di recarsi immediatamente nel loro punto di riunione e dotarsi del giubotto salvagente. Mentre eravamo al telefono è arrivato l'avviso (anche questo udibile perfettamente) dell'inizio dell'imbarco sulle lance; abbiamo chiuso la conversazione ma dopo circa mezz'ora ho ricevuto da loro un'altra chiamata dall'isola del Giglio: erano circa in trecento, infreddoliti ed impauriti ma vivi e vedevano arrivare altre lance piene di passeggeri. Sono stati ospitati in una Chiesa, forniti di coperte ed acqua e, intorno all'alba, trasportati a Porto Santo Stefano con un traghetto. Durante tutta la notte e quest'oggi oggi abbiamo contattato i colleghi ed amici musicisti che ci hanno descritto nel dettaglio la dinamica della sciagura.
Ciò che mi preme sottolineare è che molti passeggeri hanno puntato il dito contro i soccorsi, l'assistenza e la gestione dell'emergenza in nave, sostenendo di essere stati aiutati a salire sulle lance da "camerieri e personale di cucina". Evidentemente tanta meraviglia nasce dal non conoscere le procedure di sicurezza che contraddistinguono una nave da crociera di queste dimensioni; ci sono in media 1.100 membri dell'equipaggio, la maggior parte dei quali non sono ufficiali, ovviamente, bensì lavoratori dei vari reparti. Gli ufficiali non possiedono il dono dell'ubiquità, di conseguenza il personale (di cucina, cabina, bar, ecc.) viene opportunamente addestrato ad effettuare le operazioni di salvataggio. Anche noi musicisti, pur non avendo incarichi specifici, dobbiamo ogni quindici giorni simulare le emergenze generali fino all'evacuazione della nave e queste esercitazioni sono OBBLIGATORIE e molto severe per tutto il personale di bordo. Colleghi musicisti ci hanno riferito quest'oggi di come tutto l'equipaggio ed essi stessi si siano prodigati per portare in salvo quante più persone possibili, gettandosi solo all'ultimo momento in mare e rischiando la loro stessa vita. Il caos è stato ovviamente generato dal panico e dal fatto che oltre tremila passeggeri terrorizzati diventano REALMENTE ingestibili; alcuni amici ci hanno riferito di essere stati letteralmente travolti dai passeggeri in fuga verso le lance.
Gestire un'emergenza di tale gravità, oltretutto in condizioni così critiche come una tale inclinazione della nave, è un'operazione difficilissima; naturalmente il fatto che si parli convenzionalmente l'inglese (faccio presente che l'equipaggio è di svariate nazionalità!), avrà ulteriormente generato confusione tra i passeggeri.
Non intendo sottovalutare le responsabilità di chi ha commesso errori rivelatisi mortali ma ci tengo ad affermare con forza che, se responsabilità ci sono, non sono certamente da ricercare nell'operato dei tantissimi lavoratori, la maggior parte dei quali giovani uomini e donne che si sono prodigati in ogni modo possibile per ore e di cui abbiamo avuto descrizioni di atti di vero eroismo.
Grazie per aver raccolto questa mia testimonianza, rimango a vostra disposizione per qualunque chiarimento.
Giovanna Simonte

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