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Imprenditore antiracket denuncia sciopero della fame

Parla Ignazio Cutrò, di Bivona: "Ho scelto di denunciare la mafia e continuo a credere nelle istituzioni, ma ora sono esasperato: da lunedì inizierò lo sciopero della fame e della sete e lo porterò avanti fino a quando non sarò ricevuto dal ministro dell'Interno e fino a quando lo Stato non mi dirà se posso continuare a lavorare in Sicilia o se dovrò arrendermi alla burocrazia che, finora, è stata più forte della mafia"

PALERMO. "Ho scelto di denunciare la mafia  e continuo a credere nelle istituzioni, ma ora sono esasperato:  da lunedì inizierò lo sciopero della fame e della sete e lo  porterò avanti fino a quando non sarò ricevuto dal ministro  dell'Interno e fino a quando lo Stato non mi dirà se posso  continuare a lavorare in Sicilia o se dovrò arrendermi alla  burocrazia che, finora, è stata più forte della mafia". A  parlare è Ignazio Cutrò, imprenditore edile di 44 anni di  Bivona (Ag). Entro lunedi dovrà pagare una cartella esattoriale  di 85.562,56 euro che gli è stata recapitata dall'agenzia Serit  Sicilia, pena l'iscrizione di un'ipoteca sui suoi beni immobili.     "E' una richiesta di pagamento relativa a cartelle che  dovevano essere bloccate dalla sospensiva prefettizia - spiega  Cutrò - ma la sospensiva è arrivata in ritardo, quando la  cartella esattoriale era già stata inviata. Perché devo pagare  io le conseguenze di questo ritardo? A novembre ho inviato una  lettera al prefetto di Agrigento chiedendo un incontro, ma non  ho avuto risposta. Per questo inizierò lo sciopero della fame e  della sete. La mia non è una minaccia, ma un messaggio di  esasperazione. Non mi sento un eroe, ho fatto oltre 28 denunce  contro mafiosi ed estorsori, ho subito una trentina di  intimidazioni, ma l'ho fatto per coscienza civile".     


Cutrò racconta anche la sua vita "blindata" dopo la  decisione di ribellarsi al racket: "Una parte dello Stato è  con me, ed è costituita dagli angeli della scorta che mi  proteggono tutti i giorni. Ma si sta mandando un messaggio  pericoloso e distorto agli imprenditori, come se denunciare non  fosse conveniente. Per questo mi appello anche a  Confindustria".      Dalla parte dell'imprenditore si sono subito schierati  l'artista siciliano Roy Paci e un gruppo di associazioni che  hanno costituito un comitato. "Bisogna incoraggiare le vittime  del racket, non avvilirle - dice Gaetano Montalbano, blogger e  attivista del comitato - per questo, chiediamo al presidente  della Regione Sicilia e ai singoli assessori della Giunta  regionale di governo, ai deputati regionali e al presidente  dell'Ars un gesto di grande levatura morale: ciascuno di loro  può devolvere 1000 euro del proprio stipendio per saldare il  debito da pagare alla Serit".      Anche il sindaco di Bivona, Giovanni Panepinto, si è  dichiarato pronto a sostenere l'imprenditore, con un impegno  pubblico lanciato dalle pagine del suo sito, 'FiancoaFianco.it':  "Credo che le istituzioni locali abbiano il dovere di sostenere  Cutrò nel suo percorso imprenditoriale. Per questo sono pronto  a portare in consiglio comunale la proposta di poter pagare la  cartella esattoriale se questa potrà essere rateizzata".          


L'imprenditore di Bivona ha incontrato nei giorni scorsi  alcuni vertici dell'agenzia "mi hanno assicurato che la  rateizzazione è possibile - dice - mi fa piacere che il primo  cittadino di Bivona voglia dare l'esempio, ma non c'é più  tempo, se vuole mantenere la sua promessa deve convocare subito  una seduta straordinaria del consiglio comunale. Sono stanco  delle passerelle politiche, è ora che la politica dia risposte  serie agli imprenditori che scelgono di contrastare la mafia. E'  possibile che la burocrazia sia più forte della mafia?". 

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