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Più rigore contro gli evasori

Nel nostro sfortunato Paese dove tutto è incerto e provvisorio anche il contrasto all'evasione fiscale, con le sue manifestazioni più eclatanti, è una sorta di fiume carsico che affiora tumultuoso per poi scomparire nel sottosuolo. Ma questo alternarsi di eventi roboanti seguiti da lunghi periodi di silenzio sembra destinato a finire dopo il contestatissimo blitz di Cortina. Sarà proprio così? Sarà vero che in pochi anni qualche milione di italiani, abituati da generazioni a considerare l'evasione fiscale come una perdonabile e condivisa manchevolezza, entreranno a far parte del novero degli sfortunati imbecilli che pagano le tasse?
L'interrogativo come è ovvio, non ha una risposta scontata. Il diluvio di «distinguo», dopo la frase di rito secondo la quale la lotta all'evasione è condivisibile e sacrosanta, illumina un'ipocrisia fin troppo scoperta che nasconde un rancoroso dissenso e fa propendere al pessimismo. Eppure una reale inversione di tendenza sarebbe possibile soltanto attraverso una paziente e costante azione educativa, la cui mancanza è stata fino ad ora il più forte punto di debolezza della strategia di contrasto. L'evasione fiscale conta da decenni su alcuni formidabili alleati che ne hanno favorito il diffondersi come fenomeno di massa. Essa è stata il fondamentale presupposto del miracolo economico del dopoguerra e il fattore più importante di crescita sia della ricchezza privata che del debito pubblico. È stata anche la causa prima dell'impennarsi della pressione fiscale effettiva a carico di coloro che, per la natura dei rispettivi redditi, hanno dovuto subirne le conseguenze. E si potrebbe continuare citando il costo abnorme e l'inefficienza della pubblica amministrazione, così come la mancanza o la pessima qualità di alcuni servizi pubblici in totale contrasto con l'elevatezza del prelievo. A questi tradizionali alleati la vicenda cortinese rischia di aggiungerne un altro non meno provvido di consensi, quello del "vulnus" al turismo più consumistico e spendaccione che a Cortina, come a Capri o a Porto Cervo converge per esibire una ricchezza a due facce. L'una soggettiva, narcisistica e talora amorale.
L'altra, profondamente etica perché generatrice sia di valori aggiunti di prossimità nell'industria turistica locale che di fatturati incrementali nella più ampia filiera del lusso, proprio in quel decantato "made in Italy" su cui si ripongono "quasi" tutte le nostre vantate speranze di successo nel mercato internazionale. Perciò è quasi scontato arguire che queste amene località turistiche potrebbero soffrire un sensibile declino delle presenze, essendo purtroppo una minoranza il numero di coloro che potranno legittimamente mostrare la propria ricchezza senza correre alcun rischio. Ebbene è proprio da questo punto che una nuova strategia educativa dovrebbe cominciare dicendo alla gente cose nuove che la troppa politica, complice degli evasori, non ha mai comunicato. Innanzitutto che esiste una ricchezza legale ed una illegale. La prima deve essere un vanto per chi la detiene, un merito riconosciuto e valorizzato dalle istituzioni ad onta del dilagante populismo che invece la espone a un rancoroso disprezzo e all'invidia sociale. La seconda, al contrario, è un furto nelle tasche dei propri concittadini, assai più grave perché più facile di un comune furto con destrezza in casa d'altri. Disprezza il merito, e la fatica del lavoro, altera la concorrenza, peggiora la qualità della vita di milioni di persone sottoponendola a ingiusti sacrifici. È in definitiva, dal punto di vista del danno sociale, un fenomeno più grave di quello della camorra, per cui gli evasori di Cortina, se tali dovessero risultare, non dovrebbero meritare minor disprezzo dei collusi camorristi di Casal di Principe.
Per sconfiggere i formidabili alleati dell'evasione fiscale occorre rafforzare questo genere di comunicazione e non quella, all'acqua di rose, della pubblicità diffusa dai timidi spot della Presidenza del Consiglio o meglio della vecchia Presidenza del Consiglio. Al contrario di quanto sostiene il sottosegretario Catricalà e alcuni suoi colleghi di governo non è necessario ma è indispensabile assicurare che quanto si ricava dalla lotta all'evasione vada a beneficio dei contribuenti onesti con una progressiva riduzione delle aliquote, o ancor meglio con un incremento delle deduzioni dall'imponibile di costi che altrimenti sarebbero redditi evasi, secondo una virtuosa logica di contrasto di interesse. La grande alleanza tra Fisco e cittadini è la sola strategia vincente. Ma gli ultimi eventi e le reazioni che ne sono seguite ci dicono che stiamo camminando su un crinale molto incerto. Si può tornare al passato dopo uno spettacolo di fuochi d'artificio bello ma inutile ma si può anche, se non ora quando, rimuovere la montagna di ipocrisia, populismo, complice lassismo sulla quale siamo da troppo tempo seduti, inaugurando una stagione nuova.

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