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Imprenditore carbonizzato, a Catania l’autopsia

Le indagini sulla morte di Piero Di Francesco, il 30enne imprenditore edile di Riesi. Gli investigatori dovranno scoprire se si è suicidato e qualcuno ha bruciato il cadavere o se è stato ucciso

PALERMO. Sarà eseguita a Catania (con molta probabilità nell'istituto universitario di anatomia patologica) l'autopsia sul cadavere di Piero Di Francesco, il 30enne imprenditore edile di Riesi, il cui corpo semicarbonizzato è stato rinvenuto ieri nel suo cantiere di contrada Giarratana. Il padre, Stefano, ancora sotto choc, racconta essersi trovato nella cava e di avere visto, a distanza, le fiamme che si levavano alte dall'automobile della propria ditta, una Mercedes, utilizzata saltuariamente. Avvicinatosi per rendersi conto di cosa stesse succedendo, ha notato che dentro c'era il figlio che bruciava come una torcia. Ha tentato di spegnere il rogo gettando della sabbia e poi, a mani nude, ha tirato fuori il corpo di Piero, nel disperato tentativo di salvarlo. I carabinieri, infatti, quando sono giunti sul posto, hanno trovato il cadavere del giovane Di Francesco fuori dalla Mercedes e, a poca distanza, una tanica chiusa con il tappo, contenente ancora residui di benzina, con la quale, si presume, sia stato appiccato il fuoco.    
Per i rilievi scientifici i carabinieri hanno fatto intervenire il Ris di Messina. Gli inquirenti stanno cercando di appurare se Piero Di Francesco, sposato e padre di 2 figli, si sia suicidato o se qualcuno lo abbia ucciso e poi dato alle fiamme. Il padre, nell'immediatezza del fatto, parlando con i carabinieri della stazione di Riesi avrebbe detto: "mio figlio si è ammazzato". Ma non sono escluse altre ipotesi, nemmeno quella di un delitto di mafia. L'indagine, infatti, è coordinata non solo dal sostituto Alessandro Aghemo, della procura di Caltanissetta, ma anche dal pm Giovanni Di Leo della direzione distrettuale antimafia. 

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